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Sorveglianza automatizzata, omicidi mirati e guerra con intelligenza artificiale a Gaza: intervista al giurista Khalil Dewan [1]
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Date: 2025-07-22 14:03:09+02:00
Questa intervista [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] è stata pubblicata per la prima volta da UntoldMag il 22 giugno 2025. Una versione modificata viene ripubblicata su Global Voices come parte di un accordo di condivisione dei contenuti.
Nel contesto del genocidio in corso a Gaza la sorveglianza biometrica e i droni sono diventati strumenti cardine della guerra moderna. Khalil Dewan è uno studioso e investigatore legale. È borsista Nomos presso l'Università SOAS di Londra. Dewan ha trascorso oltre 15 anni a studiare la guerra globale al terrorismo e la sua trasformazione attraverso l'IA, la tecnologia dei droni e la manipolazione legale. In questa intervista parla di come si sono evoluti gli omicidi mirati, delle ripercussioni sul diritto internazionale e di ciò che Gaza rivela sul futuro della guerra.
Walid El Houri (WH): Hai dedicato più di un decennio alla ricerca in materia di guerra e sorveglianza con i droni. Come hai iniziato a lavorare in questo campo?
Khalil Dewan (KD): Da circa 15 anni mi dedico alla ricerca sulla guerra globale al terrorismo e sugli attacchi con i droni. Mi sono occupato di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, altri programmi basati sui droni ed è chiaramente emerso che queste potenze occidentali li stanno usando in guerra per diversi scopi strategici. In particolare consentono di uccidere più facilmente attraverso quella che io chiamo l'individualizzazione della guerra, una nuova forma di conflitto in cui gli Stati non si limitano più a colpire i gruppi armati non statali o gli Stati nemici, ma gli individui stessi, in base al comportamento o alla minaccia percepita.
WH: Puoi spiegare cosa intendi per “individualizzazione della guerra”?
KD: Significa puntare alle singole persone piuttosto che agli obiettivi militari tradizionali. I droni possono operare in volo su zone remote del mondo e colpire individui con pochissime responsabilità legali. Questo tipo di bersaglio ha dominato gli ultimi due decenni della guerra globale al terrorismo. E ora, con i sistemi di mira abilitati dall'intelligenza artificiale, la situazione sta diventando ancora più problematica.
WH: Come viene utilizzata l'IA negli omicidi mirati, soprattutto in luoghi come Gaza?
KD: Nel caso di Israele, per esempio, abbiamo assistito all’uso di sistemi di mira abilitati dall'intelligenza artificiale attraverso i droni. Questi sistemi sono progettati per elaborare i metadati e aiutare a identificare gli obiettivi che possono essere colpiti e dove possono essere localizzati, soprattutto in ambienti urbani complessi come Gaza. Ma questo è molto problematico, soprattutto se usato da Stati come Israele o gli Stati Uniti, che operano già in condizioni di abilitazione, cioè sono già propensi a colpire, con o senza una chiara giustificazione legale.
WH: Quali sono le implicazioni legali di questa catena di morte guidata dall'intelligenza artificiale?
KD: Complica tutto. Non ci chiediamo più solo se un'uccisione sia lecita o meno. Ora abbiamo a che fare con pregiudizi algoritmici integrati nei sistemi di intelligenza artificiale. Pregiudizi che sono progettati e implementati dai singoli Stati. Affidarsi a questa tecnologia, in un conflitto armato, solleva gravi criticità legali ed etiche. Chi ha progettato il sistema? Quali pregiudizi sono incorporati? Chi è responsabile quando viene uccisa la persona sbagliata?
WH: Abbiamo visto l'uso di scansioni biometriche durante le evacuazioni a Gaza. Quali sono le ripercussioni di una simile sorveglianza in un'ottica umanitaria?
KD: È profondamente allarmante. Quando Israele ha aperto quello che ha definito un corridoio umanitario a Gaza, i Palestinesi sono stati trattenuti in due grandi strutture e costretti a sottoporsi a una scansione del volto prima di potersi muovere. Ciò è avvenuto in mezzo a bombardamenti e attacchi aerei continui e mostra come l’ acquisizione di dati biometrici sia usata come prerequisito per la sopravvivenza. I Palestinesi sono già tra le comunità più sorvegliate al mondo e ora la sottomissione biometrica viene usata come arma durante una crisi umanitaria.
WH: Tale pratica è in linea con il diritto internazionale?
KD: Di certo solleva grandi preoccupazioni. Il diritto internazionale viene manipolato, in particolare dagli Stati occidentali, per giustificare gli omicidi mirati sia all'interno che all'esterno dei conflitti armati. Si basano su argomentazioni giuridiche relative a minacce imminenti, autodifesa e uso della forza, ma in realtà stanno oltrepassando i limiti della lawfare [it]. L'imposizione di scansioni biometriche durante una crisi, ad esempio, rientra in una più ampia strategia di controllo e deumanizzazione, non di protezione umanitaria.
WH: Quale ruolo ricoprono gli attori privati in questo nuovo panorama bellico?
KD: Gli attori privati sono sempre più coinvolti, sia attraverso l'elaborazione dei dati, lo sviluppo dell'intelligenza artificiale o il supporto logistico. Questa privatizzazione della guerra rende ancora più difficile l'attribuzione delle responsabilità. La linea di demarcazione tra la responsabilità dello Stato e quella delle imprese è molto labile e il diritto internazionale non ha ancora gli strumenti adeguati per gestirla.
WH: Come vedi il futuro dell'IA e dell’ automazione nel campo di battaglia?
KD: Quello a cui stiamo assistendo a Gaza è il futuro della guerra, una convergenza di IA, automazione, omicidi mirati e manipolazione legale. Gli Stati stanno facendo a gara per rimanere competitivi in questo settore. Il Sud globale sta sviluppando le proprie capacità in materia di droni e IA e guarda agli ultimi 20 anni, in particolare alle azioni di Israele a Gaza, chiedendosi: “Se loro riescono a farla franca, da che parte dovremmo stare noi?”.
WH: Cosa consigli agli Stati del Sud globale che si trovano a fronteggiare questo contesto?
KD: Il mio è un messaggio chiaro: rispettate il più fedelmente possibile il diritto internazionale. Attenetevi gli standard etici, la cavalleria, se volete, ma riconoscete anche la realtà geopolitica. Gli Stati devono mantenere la loro competitività nel processo di legiferazione. Non dovrebbero essere condizionati dal diritto internazionale, usato come arma da attori potenti, ma non dovrebbero nemmeno abbandonarlo. Si tratta di bilanciare l'etica con la sopravvivenza, perché se Gaza ci ha insegnato qualcosa, è che la sopravvivenza è ora una questione legale, politica ed esistenziale.
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[1] Url:
https://it.globalvoices.org/2025/07/sorveglianza-automatizzata-omicidi-mirati-e-guerra-con-intelligenza-artificiale-a-gaza-intervista-al-giurista-khalil-dewan/
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