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Nigeria: il contrasto della malnutrizione adolescenziale nei campi degli sfollati interni (IDP) [1]

['Adesewa Olofinko']

Date: 2025-07-15 14:43:28+02:00

Nel mondo, il numero di sfollati interni (IDP) continua a crescere a causa di conflitti, violenze, disastri ambientali e della crisi climatica. Si tratta di persone costrette a lasciare le proprie case senza oltrepassare un confine internazionale per cercare sicurezza.

Alla fine del 2020, gli sfollati interni erano 50 milioni [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] in 149 Paesi. Più della metà si trovava nell'Africa subsahariana e circa il 56% erano bambini.

Sono passati più di 15 anni dall'adozione della Convenzione di Kampala, il trattato dell'Unione Africana nato per proteggere e assistere gli sfollati interni in Africa. Approvata nel 2009, la Convenzione mirava a contrastare il fenomeno dello sfollamento interno. Tuttavia, da allora, il numero di persone costrette a lasciare le proprie case nel continente è triplicato, arrivando a 31,7 milioni.

Un tempo conosciuto come “La Casa della Pace”, lo Stato di Borno [it], in Nigeria, è stato travolto dalla violenza e dai disordini dal 2009. Secondo un rapporto del 2023 del Federal Protection Cluster, 62 campi ufficiali e 158 informali per sfollati interni ospitavano oltre 874.000 persone nei 17 distretti amministrativi dello stato.

Nel dicembre 2024, il governatore di Borno ha ordinato la chiusura di tutti i campi ufficiali per sfollati, sostenendo che l’insurrezione armata fosse stata ormai contenuta. Tuttavia, la decisione è stata fortemente criticata dai gruppi per i diritti umani. Amnesty International ha dichiarato: “Rimandare con la forza gli sfollati in villaggi non sicuri violerebbe il dovere del governo nigeriano di proteggere il diritto alla vita dei civili.”

Il campo di Gubio

A circa 16 chilometri da Maiduguri, nello Stato di Borno, il Campo di Gubio è stato aperto nel maggio 2015 per accogliere i rifugiati nigeriani di ritorno dal Niger, dopo essere fuggiti a causa dell'insurrezione di Boko Haram.

Secondo Relief Web, nel 2018 oltre l'80% dei 2.500 nuovi arrivati nel campo erano donne e bambini in grave bisogno di aiuti umanitari.

Nel 2020, la popolazione del campo era aumentata fino a circa 6.091 famiglie, per un totale di 29.769 persone.

Global Voices ha visitato il campo di Gubio il 31 gennaio 2025. Dopo la chiusura ufficiale del campo da parte del governo, la maggior parte degli sfollati era tornata a casa, ma alcuni, senza un posto dove andare, erano rimasti.

In un'intervista con Global Voices, Rufai, uno dei residenti, ha spiegato che chi era ancora lì era stato colpito dalle devastanti inondazioni che avevano travolto la Nigeria nel 2024.

Il 10 settembre, il crollo della diga di Alau, che alimenta un grande bacino idrico vicino al Lago Ciad [it] , aveva causato gravi alluvioni nello Stato di Borno [it]. Il disastro aveva sommerso il 70% della città di Maiduguri, provocando almeno 150 vittime e lasciando senza casa 419.000 persone.

Nel campo di Gubio, la fame si fa sentire tra i pochi sopravvissuti rimasti. Malam Nasiru, un arrotino, ha descritto le difficoltà quotidiane nella ricerca di cibo.

We used to have a kitchen where we were fed twice a day, but that no longer happens. We were given rice in the morning and evening every day. But on three occasions, they prepared Tuwo and Miyar Kuka (dried baobab leaves) for us. Our meals were usually served without meat or fish.

“Un tempo avevamo una cucina che ci garantiva due pasti al giorno, ma ora non più. Di solito ci servivano riso al mattino e alla sera, mentre in rare occasioni Tuwo e Miyar Kuka (foglie essiccate di baobab). Tuttavia, i nostri pasti erano sempre senza carne o pesce.”

Riflettendo sulle difficoltà della vita quotidiana nel campo, Malam Nasiru aggiunse:

They stopped feeding us two months ago. So, to survive in this camp since our feeding has been stopped, I sharpen knives for people. People here find a way to feed themselves.

“Hanno smesso di fornirci cibo due mesi fa. Così, per sopravvivere nel campo, affilo coltelli per le persone. Qui ognuno cerca un modo per sfamarsi.

La malnutrizione tra le adolescenti nei campi per sfollati

Intrappolate tra gli sfollamenti forzati e l’abbandono sistemico, le giovani adolescenti, soprattutto le ragazze, vivono una realtà ancora più dura. Per loro, la fame non è solo un vuoto nello stomaco, ma una privazione di nutrienti essenziali per crescere, svilupparsi e persino sognare un futuro migliore.

Global Voices ha raccolto la testimonianza di Ahmad, un ragazzo di 16 anni sfollato dall'area a governo locale di Marte [it] a Gamboru Ngala. Fuggito inizialmente a causa dell'insurrezione di Boko Haram, aveva trovato rifugio in un campo a Madinatu. Tuttavia, le devastanti inondazioni del 2024 lo hanno costretto a trasferirsi ancora una volta.

L’intervista, condotta da Adesewa Olofinko per Global Voices, si è svolta alla presenza di un tutore per garantire un ambiente sicuro e protetto.

Adesewa Olofinko (AO): Come riesci a sopravvivere nel campo?

Ahmad (A): The government has stopped feeding us, so we have to find ways to feed ourselves. We go into the bush to cut trees and sell the wood to make a living. Others go to nearby villages to work as farmhands, pounding millet for 500 naira (USD 0.33) per day, and we get to take some millet home.

Da quando il governo ha smesso di fornirci cibo, dobbiamo trovare altri modi per sfamarci. Alcuni di noi vanno nella boscaglia a tagliare legna da vendere, mentre altri si spingono nei villaggi vicini per lavorare nei campi. Per esempio, pestiamo il miglio per 500 naira al giorno (circa 0,30 €) e possiamo portarne un po’ a casa per mangiare.

La pratica comune dell'abbattimento degli alberi, menzionata in precedenza, è una sfida ambientale globale che accelera la deforestazione e ostacola gli sforzi per combattere il cambiamento climatico nel nord-est della Nigeria.

Hadiza, 15 anni, viveva in un campo per sfollati nel Kukawa prima che la sua famiglia si trasferisse a Maiduguri. In un'intervista telefonica con Global Voices, Hadiza, che ha vissuto per tre anni nei campi, ha parlato delle carenze nutrizionali nei pasti serviti nei campi per sfollati.

(AO): Com’era il cibo nel campo?

Hadiza: In the camp, we ate what was given to us. Sometimes, it’s only rice for weeks and then beans. It’s very rationed. We don’t see milk, fish, or fruits.

Hadiza: Nel campo mangiavamo quello che ci davano. A volte, per settimane c'era solo riso, poi fagioli. Era tutto molto razionato. Non c'era mai latte, pesce o frutta.

Secondo Nutrition International, diete povere di nutrienti come queste portano a una diminuzione delle performance scolastiche, a una riduzione della produttività e rendono i giovani vulnerabili a problemi di salute a lungo termine.

L'entità del problema

Nel 2024, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO [it]) ha stimato che le inondazioni in Nigeria abbiano distrutto colture alimentari che avrebbero potuto nutrire fino a 8,5 milioni di persone. Questi fattori, insieme a problematiche come la deviazione degli alimenti, riducono la disponibilità di cibo nei campi per sfollati, limitandola a prodotti base come riso e mais, che non soddisfano i bisogni alimentari vari e complessi degli adolescenti.

La malnutrizione tra i bambini nei campi per sfollati può raggiungere tassi del 52%, con conseguenze come la crescita stentata, ritardi nello sviluppo mentale e una ridotta capacità intellettiva, creando un circolo vizioso di povertà.

Oltre alla crescita stentata, un altro problema critico sono le carenze di micronutrienti. L'anemia, ad esempio, colpisce il 47,3% delle donne e delle ragazze (dai 15 ai 49 anni) in Nigeria, peggiorando ulteriormente le vulnerabilità sanitarie.

Leggi anche: Gendered food insecurity among adolescents in African communities

Questi divari nutrizionali ampliano le disuguaglianze di genere e minano l’Aspirazione 6 dell’Agenda 2063 dell'Unione Africana, che prevede un futuro in cui i giovani sono valorizzati e l'uguaglianza di genere è raggiunta in tutti gli ambiti della vita.

Nel 2012, la National Agency for Food and Drug Administration and Control (NAFDAC) in Nigeria ha imposto la fortificazione di alimenti di largo consumo.

Secondo NAFDAC, arricchire alimenti di base come farina, olio da cucina e sale con nutrienti essenziali come ferro, iodio e vitamina A può ridurre significativamente le carenze di micronutrienti. Tuttavia, l'attuazione di queste misure nei campi per sfollati sembra ancora lontana.

Il ruolo delle organizzazioni internazionali

Organizzazioni globali come UNICEF [it] e il Programma alimentare mondiale [it] giocano un ruolo fondamentale nel migliorare la nutrizione degli adolescenti nei campi per sfollati. Tuttavia, per trovare soluzioni sostenibili, è necessario fare di più che fornire aiuti alimentari temporanei. Gli esperti suggeriscono che integrare la nutrizione degli adolescenti nelle strategie umanitarie globali potrebbe dare risultati concreti.

In paesi come Senegal, Etiopia, Kenya e Tanzania, organizzazioni come Nutrition International collaborano con gli adolescenti nella progettazione, implementazione e valutazione di progetti, supportando in particolare le ragazze adolescenti nel diventare difensori della propria salute e nutrizione.

Ignorare la malnutrizione adolescenziale manda un messaggio pericoloso: che la nutrizione non sia importante, quando in realtà il futuro dipende da essa. A livello globale, la malnutrizione tra gli adolescenti non è solo una crisi sanitaria, ma un fallimento umanitario. Con la giusta alimentazione, i giovani, che vivano nei campi per sfollati o in ambienti sicuri dal punto di vista alimentare, hanno il potenziale di diventare i protagonisti del cambiamento di domani.

Questo articolo è stato prodotto nell'ambito della African Union Media Fellowship con il supporto di Nutrition International.

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[1] Url: https://it.globalvoices.org/2025/07/nigeria-il-contrasto-della-malnutrizione-adolescenziale-nei-campi-degli-sfollati-interni-idp/

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