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In Gambia è in pericolo il divieto sulla mutilazione genitale [1]
['Afrique Xxi']
Date: 2025-07-09 17:26:46+02:00
Questo articolo di Satang Nabaneh [fr, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] e Musu Bakoto Sawo è stato originariamente pubblicato su Afrique XXI. Global Voices riproduce una versione modificata in virtù di una partnership per la condivisione di contenuti con Afriquexxi.
In Gambia, in nome della cultura e della tradizione, i parlamentari stanno valutando di invertire il divieto di praticare le mutilazioni genitali femminili. La legge non è ancora stata votata e due giuristi gambiani stanno chiedendo mobilitazioni per proteggere le ragazze e le donne del paese.
Nel 2015, il Gambia ha approvato una legge che vietava le mutilazioni genitali femminili attraverso una riforma della legge sulle donne del 2010, dopo decenni di iniziative di organizzazioni della società civile e gruppi comunitari per difendere e far conoscere la questione. L'articolo 32A della legge sulle donne del 2015 rende reato la pratica della mutilazione genitale. Chiunque contravvenga a tale norma è passibile, sotto dichiarazione di colpevolezza, di una pena detentiva di tre anni, di una multa, o di entrambi.
La legge prevede anche l'ergastolo se il procedimento termina con la morte. La sezione 32b (1) si rivolge agli autori del procedimento, e stipula:
Toute personne qui demande, incite ou promeut l’excision en fournissant des outils ou par tout autre moyen commet une infraction et est passible d’une peine d’emprisonnement de trois ans ou d’une amende de cinquante mille dalasis (735 dollars américains), ou des deux.
Chiunque solleciti, inciti o promuova la mutilazione con strumenti, o con qualsiasi altro mezzo, commette un reato e può essere condannato a tre anni di prigione o a una multa di 50.000 dalasi (735 dollari USA), o entrambi.
Inoltre, viene inflitta una multa di 10.000 dalasi (147 dollari USA), ai sensi della sezione 32b (2) della legge, a chiunque sia a conoscenza della pratica e non la denunci senza una buona ragione.
La legislazione che vieta le mutilazioni genitali femminili è stata approvata in Gambia su direttiva dell'ex presidente Yahya Jammeh [it] (1994-2017). Fu approvata quando i sopravvissuti erano sempre più visibili e c'erano iniziative per porre fine a questa pratica nel paese. Nonostante questo presunto impegno, il governo ha perseguitato i militanti contro la mutilazione genitale femminile e ha ridotto lo spazio delle organizzazioni della società civile e dei media che volevano includere le comunità che la praticano e l'intera popolazione, facilitare l'accesso alle informazioni sui pericoli della mutilazione genitale femminile e fare pressione per porre fine alla pratica nell'interesse delle ragazze e delle donne.
Due casi denunciati dal 2015
Il riconoscimento della mutilazione genitale femminile come flagrante violazione dei diritti delle bambine e delle donne è contenuto in numerosi strumenti giuridici internazionali e dichiarazioni politiche. Dalla promulgazione della legge sulle donne nel dicembre 2015, sono stati segnalati solo due casi di mutilazioni, come quello di una bambina di cinque mesi morta dopo una mutilazione nel villaggio di Sankandi. Gli imputati hanno negato i fatti e hanno chiesto il rilascio su cauzione, a cui lo Stato si è opposto. La questione è stata rinviata per risolvere la questione della cauzione, ma prima che il tribunale si pronunciasse, lo Stato ha rinunciato al procedimento. La posizione ufficiale dello Stato era che il referto medico non stabiliva alcuna relazione tra morte e mutilazione.
Nel 2023, sono state condannate tre donne di Niani Bakadaji, nella regione del Fiume Centrale, per aver praticato e incoraggiato mutilazioni genitali femminili. Otto minori tra i quattro mesi e un anno sono stati mutilati, in diretta violazione della legge sulle donne del 2015. Sono state condannate solo a una multa di 15.000 dalasi (220 dollari USA), o per difetto, a un anno di reclusione, pena che non è conforme a quanto previsto dalla legge.
Il fine settimana successivo alla condanna, l'imam Abdoulie Fatty, studioso religioso noto per le sue opinioni fondamentaliste e associato all'ex dittatore Yahya Jammeh, si è incontrato con altri studiosi nel villaggio delle donne condannate a pagare la multa, azione che considera un sacro dovere di ogni musulmano, e a sostegno della mutilazione come parte della cultura della popolazione. Ha aggiunto che se tutti sostenessero apertamente la mutilazione, il governo non potrebbe imprigionare un intero villaggio, per non parlare di un intero paese.
Discussioni retrograde
L'attacco dell'imam Fatty alla legge contro le mutilazioni genitali femminili ha portato a dibattiti intensi e retrogradi nell'Assemblea Nazionale, che si sono conclusi con un massiccio sostegno a favore dell'abrogazione del divieto delle mutilazioni genitali femminili. Il 4 marzo 2024, il deputato Almameh Gibba ha presentato all'Assemblea Nazionale un disegno di legge, riforma della legge sulle donne del 2024, che mira a sopprimere gli articoli 32A e 32b della legge sulle donne (emendamento) del 2015.
Il disegno di legge afferma che la mutilazione è profondamente radicata nelle credenze culturali e religiose della maggioranza del popolo gambiano, in particolare nel contesto dell'Islam, ma questa posizione non può giustificare pratiche che violano i diritti umani. Diversi paesi la cui popolazione è a maggioranza musulmana hanno promulgato leggi che vietano le mutilazioni genitali femminili, condannate anche da numerosi studiosi e organizzazioni islamiche in tutto il mondo, e sottolineano l'importanza di proteggere la persona da pratiche nefaste.
Il disegno di legge afferma inoltre che il divieto di mutilazione contraddice i principi generali delle Nazioni Unite, che promuovono la conservazione e la pratica del patrimonio culturale e storico. Sebbene le Nazioni Unite promuovano la conservazione culturale, sottolinea anche la protezione dei diritti umani, incluso il diritto a non subire alcuna forma di discriminazione e violenza, come le mutilazioni genitali femminili. Gli organi di controllo dei trattati delle Nazioni Unite condannano le pratiche sociali e culturali dannose che minacciano la salute, la sicurezza, l'integrità fisica e il benessere generale delle persone, indipendentemente dalla loro giustificazione culturale o religiosa.
Sebbene il diritto internazionale riconosca il diritto delle persone a praticare la propria cultura e religione, questi diritti possono essere limitati da un governo che ha l'obbligo di proteggere i diritti umani fondamentali. Pertanto, la giustificazione per il disegno di legge sulle donne (emendamento) del 2024 non è coerente con lo spirito e l'intento dell'interpretazione delle Nazioni Unite sulla conservazione del patrimonio culturale. È un dato di fatto che le persone non possono invocare la cultura o la religione per giustificare le violazioni dei diritti delle donne e dei bambini.
Profonda inquietudine
Il Gambia ha firmato il protocollo di Maputo, che impone agli Stati l'obbligo di vietare le mutilazioni genitali femminili per sanzioni penali (articolo 5(b)). Il protocollo garantisce anche il diritto a vivere in un “contesto culturale positivo”. Se approvato, il disegno di legge costituirà una violazione diretta di tali disposizioni. Il paese integra anche la Corte Africana che ha stabilito nel caso APDF e IHRDA contro il Mali, che gli Stati africani non possono usare la cultura e la religione come base per giustificare la violazione dei diritti umani. Sebbene l’articolo 17 dello Statuto Africano e l'articolo 17 del Protocollo di Maputo riconoscano il diritto alla cultura, e l'articolo 18 dello Statuto faccia riferimento ai valori “tradizionali”, ciò non esonera gli Stati dalla loro responsabilità di eliminare le pratiche tradizionali nefaste che violano i diritti umani.
Dopo la seconda lettura del disegno di legge il 18 marzo 2024 e il dibattito che ne è seguito, i legislatori hanno votato 42 voti contro quattro per inoltrare il disegno di legge alla Commissione Affari dell'Assemblea per essere sottoposto alle commissioni competenti dell'Assemblea per un esame più approfondito e una consultazione pubblica.
La Comissione Africana e il Comitato Africano di Esperti sui diritti e il benessere dei minori (ACERWC) hanno recentemente pubblicato una dichiarazione comune che esprime profonda preoccupazione. È solo un esempio tra molti altri del clamore internazionale contro la possibile abrogazione. È essenziale che le organizzazioni della società civile nazionali e internazionali partecipino rigorosamente al processo di consultazione per fare pressione sul presidente affinché respinga il disegno di legge sulle mutilazioni genitali femminili.
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[1] Url:
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