Virtual Services Howto
Brian Ackerman,
[email protected]
v2.1, 15 Agosto 1998
Questo documento � stato scritto per soddisfare la crescente richiesta
di informazioni sui servizi virtuali. Traduzione a cura di Riccardo
Fabris skizzo at mail.seta.it, su contributo iniziale di gAsp gasp at
eponet.it, nel Maggio 1999. Un grazie ai correttori della traduzione
(l'onnipresente Giovanni Bortolozzo e gAsp).
1. Introduzione
1.1. Conoscenze richieste
Creare un sistema per servizi virtuali non � troppo difficile,
tuttavia � richiesto qualcosa di pi� che una conoscenza di base.
Questo documento non � un'introduzione alla configurazione completa di
una macchina Linux.
Per una piena comprensione di questo documento � necessario avere
assoluta familiarit� con quanto segue:
� Compilazione del kernel Linux e aggiunta del supporto IP aliasing
IP alias mini-HOWTO
� Installazione e configurazione di dispositivi di rete NET-3 HOWTO
� Configurazione di inetd NET-3 HOWTO
� tradotto in italiano: NET-3 HOWTO
� Pacchetti vari per il networking quali: Sendmail Apache Qmail SAMBA
� Impostazione del DNS DNS HOWTO
� Conoscenze base di amministrazione di sistemi Linux Systems
Administrators's Guide
� tradotto in italiano: Guida dell'Amministratore di Sistema
� Conoscenze base sulla configurazione di un server web WWW HOWTO
� tradotto in italiano: WWW-HOWTO
Se non si � sicuri di conoscere le procedure concernenti uno qualsiasi
dei componenti citati sopra, � FORTEMENTE raccomandato di prendere
confidenza con tutti i pacchetti facendo riferimento ai link
riportati. Io NON risponder� a messaggi di posta riguardanti gli
argomenti sopra indicati. Rivolgete le vostre domande agli autori dei
rispettivi HOWTO.
1.2. Scopo
La funzione dei servizi virtuali � quella di permettere ad una singola
macchina di riconoscere indirizzi IP multipli senza il bisogno di
schede di rete multiple. L'IP aliasing � un'opzione di compilazione
del kernel che permette di assegnare a ciascuna interfaccia di rete
pi� di un'indirizzo IP. Esso permette al kernel di gestire
simultaneamente pi� indirizzi IP in modo trasparente, saltando da uno
all'altro in rapida successione (`multiplexing'). All'utente sembrer�
che ci sia pi� di un server.
Il `multiplexing' permette che domini multipli (www.dominio1.com,
www.dominio2.com eccetera) vengano ospitati sulla stessa macchina allo
stesso costo di un unico dominio. Sfortunatamente la maggior parte dei
servizi (FTP, web, mail) non sono stati progettati per gestire domini
multipli. Allo scopo di farli lavorare correttamente � quindi
necessario modificare sia i file di configurazione che il codice
sorgente. Questo documento descrive come apportare queste modifiche
nel corso dell'impostazione di una macchina virtuale.
Per poter far funzionare i servizi virtuali � anche richiesto un
demone. I sorgenti di questo demone (virtuald) vengono forniti pi�
avanti in questo documento.
1.3. Commenti e critiche
Questo documento si espander� man mano che i pacchetti verranno
aggiornati e cambieranno le modifiche da apportare ai sorgenti o alla
configurazione. Se ci sono parti di questo documento che non sono
chiare potete mandarmi una e-mail con suggerimenti o domande. Allo
scopo di facilitarmi il lavoro siete pregati di fare commenti
specifici e di includere la sezione in questione. � importante che il
messaggio di posta contenga la dicitura `VIRTSERVICES HOWTO' nel
soggetto. Qualunque altro messaggio verr� considerato personale e,
come sanno bene tutti i miei amici, io non sono solito leggere la mia
posta personale ed � perci� probabile venga scartato assieme ai loro.
Notate anche che i miei esempi sono solo esempi, quindi non dovrebbero
essere copiati pari pari. Potreste avere infatti bisogno di inserire i
vostri valori. Se avete dei problemi, potete inviarmi un'e-mail.
Allegate tutti i file di configurazione pertinenti e i messaggi di
errore che ricevete durante l'installazione. Ci dar� un occhiata e vi
invier� i miei suggerimenti.
1.4. Archivio storico delle revisioni
V1.0
Versione originaria
V1.1
Corretto un errore nella sezione Web Virtuale.
V1.2
Corretta la data.
V2.0
Aggiornati i link html.
Aggiornamenti alla sezione Web.
Nuova opzione di Sendmail.
Nuova sezione su Qmail.
Aggiornata la sezione sul Syslog.
Aggiornata la sezione sull'FTP.
Opzione predefinita di Virtuald.
Nuova sezione su Samba.
Aggiornate le FAQ.
V2.1
Cambiati tutti i percorsi in /usr/local.
Aggiunta l'opzione di compilazione VERBOSELOG a virtuald.
Corretto un bug di setuid/setgid in virtmailfilter.
Corretto un bug di execl in virtmailfilter.
Corretto un bug nella trasformazione minuscole/maiuscole in
virtmailfilter.
Corretta la variabile di ambiente sanity check in virtmailfilter.
Tolto il codice mbox da virtmailfilter/virtmaildelivery.
Aggiunta la sezione tcpserver.init pop per Qmail.
Aggiunta la sezione riguardante gli alias dei nomi di dominio alle
FAQ.
1.5. Copyright/Distribuzione
[Questa parte viene lasciata in originale per motivi legali N.d.T.]
This document is Copyright (c) 1997 by The Computer Resource Center
Inc.
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physical or electronic without permission of the author. Translations
are similiarly permitted without express permission if it includes a
notice on who translated it. Commercial redistribution is allowed and
encouraged; however please notify Computer Resource Center of any such
distributions.
Excerpts from the document may be used without prior consent provided
that the derivative work contains the verbatim copy or a pointer to a
verbatim copy.
Permission is granted to make and distribute verbatim copies of this
document provided the copyright notice and this permission notice are
preserved on all copies.
In short, we wish to promote dissemination of this information through
as many channels as possible. However, I do wish to retain copyright
on this HOWTO document, and would like to be notified of any plans to
redistribute this HOWTO.
2. IP Aliasing
L'IP Aliasing � un'opzione di compilazione del kernel che deve essere
abilitata per permettere il `virtual hosting'. Esiste gi� un mini-
HOWTO sull'argomento IP aliasing. Si prega di consultarlo per
questioni che riguardano la sua impostazione.
3. Virtuald
3.1. Introduzione
Ogni connessione di rete � basata su due coppie di indirizzi IP e
porte. L'`API' (Applications Program Interface) per la programmazione
di rete viene chiamata `Socket API'. Un `socket' si comporta come un
file aperto, con operazioni di lettura/scrittura su di esso �
possibile scambiare dati su una connessione di rete. C'� una funzione
chiamata getsockname che restituisce l'indirizzo IP del socket locale.
Virtuald in primo luogo utilizza getsockname per determinare a quale
indirizzo IP della macchina locale si vuole accedere. Quindi legge da
un file di configurazione quale directory � associata a tale indirizzo
IP. Virtuald fa chroot a quella directory e passa la connessione al
servizio. Chroot reimposta `/', la directory radice, in un nuovo punto
dell'albero delle directory, in modo tale che il programma in
esecuzione non possa accedere a nulla fuori da questo ramo. Quindi
ogni indirizzo IP � associato ad un proprio filesystem virtuale. Tutto
ci� � trasparente per il programma di rete, che si comporter� come se
niente fosse successo. Virtuald pu� quindi essere utilizzato insieme
con un programma come inetd per rendere virtuale un servizio.
3.2. Inetd
Inetd � un super server di rete che sta in ascolto su varie porte e,
quando riceve una connessione (ad esempio, una richiesta pop in
entrata), effettua la fase di negoziazione e passa la connessione ad
un programma che gestisce lo specifico servizio. Questo per evitare
che vengano eseguiti dei servizi che restano inattivi quando
inutilizzati.
Un file /etc/inetd.conf standard appare cos�:
ftp stream tcp nowait root /usr/sbin/tcpd \
wu.ftpd -l -a
pop-3 stream tcp nowait root /usr/sbin/tcpd \
in.qpop -s
Il file /etc/inetd.conf di un sistema in cui si utilizza virtuald
appare cos�:
ftp stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
virtuald /virtual/conf.ftp wu.ftpd -l -a
pop-3 stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
virtuald /virtual/conf.pop in.qpop -s
3.3. File di configurazione
Ciascun servizio ha un file di configurazione che controlla quali
indirizzi IP e directory sono autorizzati per quel servizio. Si pu�
avere o un unico file principale oppure pi� file di configurazione, se
si desidera che ad ogni servizio sia associato una lista diversa di
domini. Un tipico file di configurazione appare cos�:
# Questo � un commento e allo stesso modo vengono trattate le linee vuote
# Formato: IndirizzoIP [spazio] directory [nessun spazio]
10.10.10.129 /virtual/domain1.com
10.10.10.130 /virtual/domain2.com
10.10.10.157 /virtual/domain3.com
# Opzione predefinita per tutti gli altri indirizzi IP
default /
3.4. Codice sorgente
Questo � il codice sorgente in C del programma virtuald. � necessario
compilarlo e installarlo in /usr/local/bin con permessi 0755, utente
root, e gruppo root. L'unica opzione di compilazione � VERBOSELOG che
attiva/disattiva la registrazione delle connessioni nei file di log:
#include <netinet/in.h>
#include <sys/socket.h>
#include <arpa/inet.h>
#include <stdarg.h>
#include <unistd.h>
#include <string.h>
#include <syslog.h>
#include <stdio.h>
#undef VERBOSELOG
#define BUFSIZE 8192
int getipaddr(char **ipaddr)
{
struct sockaddr_in virtual_addr;
static char ipaddrbuf[BUFSIZE];
int virtual_len;
char *ipptr;
virtual_len=sizeof(virtual_addr);
if (getsockname(0,(struct sockaddr *)&virtual_addr,&virtual_len)<0)
{
syslog(LOG_ERR,"getipaddr: getsockname failed: %m");
return -1;
}
if (!(ipptr=inet_ntoa(virtual_addr.sin_addr)))
{
syslog(LOG_ERR,"getipaddr: inet_ntoa failed: %m");
return -1;
}
strncpy(ipaddrbuf,ipptr,sizeof(ipaddrbuf)-1);
*ipaddr=ipaddrbuf;
return 0;
}
int iptodir(char **dir,char *ipaddr,char *filename)
{
char buffer[BUFSIZE],*bufptr;
static char dirbuf[BUFSIZE];
FILE *fp;
if (!(fp=fopen(filename,"r")))
{
syslog(LOG_ERR,"iptodir: fopen failed: %m");
return -1;
}
*dir=NULL;
while(fgets(buffer,BUFSIZE,fp))
{
buffer[strlen(buffer)-1]=0;
if (*buffer=='#' || *buffer==0)
continue;
if (!(bufptr=strchr(buffer,' ')))
{
syslog(LOG_ERR,"iptodir: strchr failed");
return -1;
}
*bufptr++=0;
if (!strcmp(buffer,ipaddr))
{
strncpy(dirbuf,bufptr,sizeof(dirbuf)-1);
*dir=dirbuf;
break;
}
if (!strcmp(buffer,"default"))
{
strncpy(dirbuf,bufptr,sizeof(dirbuf)-1);
*dir=dirbuf;
break;
}
}
if (fclose(fp)==EOF)
{
syslog(LOG_ERR,"iptodir: fclose failed: %m");
return -1;
}
if (!*dir)
{
syslog(LOG_ERR,"iptodir: ip not found in conf file");
return -1;
}
return 0;
}
int main(int argc,char **argv)
{
char *ipaddr,*dir;
openlog("virtuald",LOG_PID,LOG_DAEMON);
#ifdef VERBOSELOG
syslog(LOG_ERR,"Virtuald Starting: $Revision: 1.49 $");
#endif
if (!argv[1])
{
syslog(LOG_ERR,"invalid arguments: no conf file");
exit(0);
}
if (!argv[2])
{
syslog(LOG_ERR,"invalid arguments: no program to run");
exit(0);
}
if (getipaddr(&ipaddr))
{
syslog(LOG_ERR,"getipaddr failed");
exit(0);
}
#ifdef VERBOSELOG
syslog(LOG_ERR,"Incoming ip: %s",ipaddr);
#endif
if (iptodir(&dir,ipaddr,argv[1]))
{
syslog(LOG_ERR,"iptodir failed");
exit(0);
}
if (chroot(dir)<0)
{
syslog(LOG_ERR,"chroot failed: %m");
exit(0);
}
#ifdef VERBOSELOG
syslog(LOG_ERR,"Chroot dir: %s",dir);
#endif
if (chdir("/")<0)
{
syslog(LOG_ERR,"chdir failed: %m");
exit(0);
}
if (execvp(argv[2],argv+2)<0)
{
syslog(LOG_ERR,"execvp failed: %m");
exit(0);
}
closelog();
exit(0);
}
4. Gli script di shell
4.1. Virtfs
Ciascun dominio dovrebbe avere una propria struttura di directory.
Dal momento che si sta usando chroot bisogner� inserirvi un duplicato
di tutti i file necessari, come librerie condivise, file binari, file
di configurazione eccetera. Io utilizzo /virtual/domain1.com per
ciascun dominio che creo.
Tutto ci� occupa dello spazio su disco, ma � comunque meno costoso di
una nuova macchina con tanto di schede di rete. Se � veramente
necessario risparmiare spazio su disco, si possono collegare insieme
tutte le copie dei file con degli hard link, in modo che esista
effettivamente solo una copia di ogni file binario. Il filesystem che
utilizzo io occupa poco pi� di 2Mbyte. Comunque lo script che segue
tenta di copiare tutti i file dal filesystem principale in modo da
essere il pi� generico possibile.
Ecco un esempio di semplice script virtfs:
#!/bin/sh
echo '$Revision: 1.49 $'
echo -n "Inserisci il nome di dominio: "
read domain
if [ "$domain" = "" ]
then
echo Non � stato inserito niente: esecuzione interrotta
exit 0
fi
leadingdir=/virtual
echo -n "Inserire la directory principale: (Scelta predefinita: $leadingdir): "
read ans
if [ "$ans" != "" ]
then
leadingdir=$ans
fi
newdir=$leadingdir/$domain
if [ -d "$newdir" ]
then
echo La nuova directory: $newdir: � gi� esistente
exit 0
else
echo La nuova directory �: $newdir
fi
echo Crea $newdir
mkdir -p $newdir
echo Crea bin
cp -pdR /bin $newdir
echo Crea dev
cp -pdR /dev $newdir
echo Crea dev/log
ln -f /virtual/log $newdir/dev/log
echo Crea etc
mkdir -p $newdir/etc
for i in /etc/*
do
if [ -d "$i" ]
then
continue
fi
cp -pd $i $newdir/etc
done
echo Crea etc/skel
mkdir -p $newdir/etc/skel
echo Crea home
for i in a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z
do
mkdir -p $newdir/home/$i
done
echo Crea home/c/crc
mkdir -p $newdir/home/c/crc
chown crc.users $newdir/home/c/crc
echo Crea lib
mkdir -p $newdir/lib
for i in /lib/*
do
if [ -d "$i" ]
then
continue
fi
cp -pd $i $newdir/lib
done
echo Crea proc
mkdir -p $newdir/proc
echo Crea sbin
cp -pdR /sbin $newdir
echo Crea tmp
mkdir -p -m 0777 $newdir/tmp
chmod +t $newdir/tmp
echo Crea usr
mkdir -p $newdir/usr
echo Crea usr/bin
cp -pdR /usr/bin $newdir/usr
echo Crea usr/lib
mkdir -p $newdir/usr/lib
echo Crea usr/lib/locale
cp -pdR /usr/lib/locale $newdir/usr/lib
echo Crea usr/lib/terminfo
cp -pdR /usr/lib/terminfo $newdir/usr/lib
echo Crea usr/lib/zoneinfo
cp -pdR /usr/lib/zoneinfo $newdir/usr/lib
echo Crea usr/lib/\*.so\*
cp -pdR /usr/lib/*.so* $newdir/usr/lib
echo Crea usr/sbin
cp -pdR /usr/sbin $newdir/usr
echo Fa un link a usr/tmp
ln -s /tmp $newdir/usr/tmp
echo Crea var
mkdir -p $newdir/var
echo Crea var/lock
cp -pdR /var/lock $newdir/var
echo Crea var/log
mkdir -p $newdir/var/log
echo Crea var/log/wtmp
cp /dev/null $newdir/var/log/wtmp
echo Crea var/run
cp -pdR /var/run $newdir/var
echo Crea var/run/utmp
cp /dev/null $newdir/var/run/utmp
echo Crea var/spool
cp -pdR /var/spool $newdir/var
echo Fa un link a var/tmp
ln -s /tmp $newdir/var/tmp
echo Crea var/www/html
mkdir -p $newdir/var/www/html
chown webmast.www $newdir/var/www/html
chmod g+s $newdir/var/www/html
echo Crea var/www/master
mkdir -p $newdir/var/www/master
chown webmast.www $newdir/var/www/master
echo Crea var/www/server
mkdir -p $newdir/var/www/server
chown webmast.www $newdir/var/www/server
exit 0
4.2. Virtexec
Per poter eseguire dei comandi in un ambiente virtuale bisogna prima
fare chroot nella directory prefissata e poi eseguire il comando. Ho
scritto un apposito script di shell chiamato virtexec che fa questo
per un qualsiasi comando:
#!/bin/sh
echo '$Revision: 1.49 $'
BNAME=`basename $0`
FIRST4CHAR=`echo $BNAME | cut -c1-4`
REALBNAME=`echo $BNAME | cut -c5-`
if [ "$BNAME" = "virtexec" ]
then
echo Non si pu� eseguire direttamente virtexec: � NECESSARIO un link simbolico
exit 0
fi
if [ "$FIRST4CHAR" != "virt" ]
then
echo Il link simbolico non � a una funzione virt
exit 0
fi
list=""
num=1
for i in /virtual/*
do
if [ ! -d "$i" ]
then
continue
fi
if [ "$i" = "/virtual/lost+found" ]
then
continue
fi
list="$list $i $num"
num=`expr $num + 1`
done
if [ "$list" = "" ]
then
echo Non esistono ambienti virtuali
exit 0
fi
dialog --clear --title 'Virtexec' --menu Pick 20 70 12 $list 2> /tmp/menu.$$
if [ "$?" = "0" ]
then
newdir=`cat /tmp/menu.$$`
else
newdir=""
fi
tput clear
rm -f /tmp/menu.$$
echo '$Revision: 1.49 $'
if [ ! -d "$newdir" ]
then
echo La nuova directory: $newdir: NON ESISTE
exit 0
else
echo Nuova directory: $newdir
fi
echo bname: $BNAME
echo realbname: $REALBNAME
if [ "$*" = "" ]
then
echo args: none
else
echo args: $*
fi
echo Spostamento in $newdir
cd $newdir
echo Esecuzione del programma $REALBNAME
chroot $newdir $REALBNAME $*
exit 0
Si prega di notare che lo script funziona solo se si ha installato sul
proprio sistema il programma dialog. Per usare virtexec basta
collegare con un link simbolico un programma a virtexec. Ad esempio:
ln -s /usr/local/bin/virtexec /usr/local/bin/virtpasswd
ln -s /usr/local/bin/virtexec /usr/local/bin/virtvi
ln -s /usr/local/bin/virtexec /usr/local/bin/virtpico
ln -s /usr/local/bin/virtexec /usr/local/bin/virtemacs
ln -s /usr/local/bin/virtexec /usr/local/bin/virtmailq
In questo modo quando si digiter� virtvi o virtpasswd o virtmailq si
potr� editare un file con vi, cambiare la password di un utente o
controllare la coda di posta sul proprio sistema virtuale. Si possono
creare tanti link simbolici a virtexec quanti occorrono. Da notare
che, se il programma richiede una libreria condivisa, essa deve
trovarsi nel filesystem virtuale, cos� come il file binario stesso.
4.3. Note
Di solito io installo tutti gli script in /usr/local/bin. Tutto ci�
che non voglio compaia nel filesystem virtuale lo metto in /usr/local.
Lo script non copia alcun file di /usr/local nel filesystem virtuale.
� importante che ogni file che non deve trovarsi in tutti i filesystem
virtuali venga rimosso. Ad esempio, sul mio sistema � installato ssh
ed io non voglio che la chiave privata per il server sia disponibile
su tutti i filesystem virtuali, cos� lo cancello da ciascun filesystem
virtuale dopo aver lanciato virtfs. Oltre a questo, cambio anche
resolv.conf e rimuovo per ragioni legali tutto ci� che contiene un
riferimento ad un altro dominio. Ad esempio, /etc/hosts /etc/HOSTNAME.
Questi sono i programmi che ho collegato con un link simbolico a
virtexec:
� virtpasswd -- cambia la password di un utente
� virtadduser -- crea un utente
� virtdeluser -- cancella un utente
� virtsmbstatus -- visualizza lo stato di SAMBA
� virtvi -- edita un file
� virtmailq -- controlla var/spool/mqueue
� virtnewaliases -- ricostruisce la tabella degli alias
5. DNS
Il DNS pu� essere configurato normalmente. C'� un HOWTO sul DNS.
6. Syslogd
6.1. Problema
Syslogd � il programma utilit� di registrazione dei messaggi dei
servizi tipicamente utilizzato sui sistemi UNIX. Syslogd � un demone
che apre un file speciale chiamato FIFO. Una FIFO � un file speciale
che si comporta come una `pipe'. Tutto ci� che viene mandato sul lato
scrittura uscir� sul lato lettura. Ci sono delle funzioni C che
scrivono sul lato scrittura. Se un programma utilizza tali funzioni C
l'output verr� mandato al syslogd.
Ci si ricordi che si � impostato un ambiente chroot e che la FIFO da
cui syslogd sta leggendo (/dev/log) non � presente. Questo significa
che [in assenza di opportune modifiche N.d.T.] a syslogd non
giungeranno i messaggi provenienti dagli ambienti virtuali.
6.2. Soluzione
6.2.1. Impostare dei link
Syslogd � in grado di utilizzare una FIFO differente se specificata
sulla riga di comando:
syslogd -p /virtual/log
Poi si colleghi con un link simbolico /dev/log a /virtual/log con:
ln -sf /virtual/log /dev/log
Infine si colleghino con hard link tutte le copie di /dev/log a questo
file con:
ln -f /virtual/log /virtual/domain1.com/dev/log
Lo script virtfs soprariportato fa gi� tutto questo. Dato che /virtual
si trova su un unico disco e i file /dev/log sono collegati con hard
link, essi hanno lo stesso numero di inode e puntano agli stessi dati.
Chroot non pu� impedirlo, cos� ora tutti i /dev/log virtuali
funzioneranno. Si noti che tutti i messaggi provenienti dai vari
ambienti virtuali verranno registrati assieme. � possibile comunque
ideare programmi separati per filtrare le informazioni che
interessano.
6.2.2. Syslogd.init
Questa versione di syslogd.init effettua un hard link a /dev/log ad
ogni suo avvio poich� syslogd cancella e crea la FIFO /dev/log ad ogni
sua nuova esecuzione. Ecco una versione modificata del file
syslogd.init:
#!/bin/sh
. /etc/rc.d/init.d/functions
case "$1" in
start)
echo -n "Ora viene fatto l'hard link a dev log: "
ln -sf /virtual/log /dev/log
echo done
echo -n "Lancio dei demoni di log di sistema: "
daemon syslogd -p /virtual/log
daemon klogd
echo
echo -n "Ora viene fatto il link dei dev log virtuali: "
for i in /virtual/*
do
if [ ! -d "$i" ]
then
continue
fi
if [ "$i" = "/virtual/lost+found" ]
then
continue
fi
ln -f /virtual/log $i/dev/log
echo -n "."
done
echo " done"
touch /var/lock/subsys/syslogd
;;
stop)
echo -n "Arresto dei demoni di log di sistema: "
killproc syslogd
killproc klogd
echo
rm -f /var/lock/subsys/syslogd
;;
*)
echo "Impiego: syslogd {start|stop}"
exit 1
esac
exit 0
6.3. Syslogd multipli
6.3.1. Uno per disco
Se c'� carenza di spazio in un filesystem e bisogna suddividere i
domini virtuali su pi� dischi, ci si ricordi che gli hard link non
funzionano tra dischi diversi. Questo significa che bisogner� lanciare
un syslogd distinto per ogni gruppo di domini di un disco. Ad
esempio, se ci fossero tredici domini su /virtual1 e quindici su
/virtual2, si dovrebbero collegare tramite hard link i tredici domini
a /virtual1/log e lanciare un syslogd con syslogd -p /virtual1/log,
poi collegare con hard link gli altri quindici domini a /virtual2/log
e lanciare un altro syslogd con syslogd -p /virtual2/log.
6.3.2. Uno per dominio
Se si preferisce non accentrare i log in un unico posto � possibile
lanciare un syslogd per dominio. Questo metodo comporta uno spreco di
risorse di sistema (ci sono pi� processi attivi), quindi non lo
raccomando, ma � pi� facile da implementare di quello precedente. �
necessario modificare il file syslogd.init affinch� il syslogd venga
mandato in esecuzione con chroot /virtual/domain1.com syslogd e questo
per ciascun dominio. Cos� facendo ogni syslogd verr� eseguito
all'interno dell'ambiente di chroot e i log dei vari ambienti virtuali
si troveranno singolarmente in /virtual/domain1.com/var/log piuttosto
che tutti assieme in un solo /var/log. Non bisogna dimenticare di
lanciare un syslogd normale per il sistema principale e un demone di
log del kernel klogd.
7. FTP virtuale
7.1. Inetd
Wu-ftpd viene fornito con un supporto interno alla virtualizzazione.
Ad ogni modo non si possono avere file di password separati per ogni
dominio. Ad esempio, se
[email protected] and
[email protected] vogliono
entrambi un account, � necessario assegnare nomiutente diversi, come
bob e bob2, o chiedere ad uno dei due utenti di scegliere un
nomeutente diverso. Ora invece abbiamo un filesystem virtuale per ogni
dominio, quindi file delle password separati, e questo problema non
sussiste. � sufficiente creare gli script virtnewuser e virtpasswd nel
modo summenzionato e la configurazione � completa.
Le voci di inetd.conf per wu-ftpd:
ftp stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
virtuald /virtual/conf.ftp wu.ftpd -l -a
7.2. FTP anonimo
Le cose non cambiano usando virtuald. � sufficiente creare l'utente
FTP in /virtual/domain1.com/etc/passwd come si farebbe normalmente.
ftp:x:14:50:Anonymous FTP:/var/ftp:/bin/false
Poi bisogna configurare la directory per l'FTP anonimo. Ci sono file
delle password distinti per ogni singolo dominio, per cui � possibile
limitare l'FTP anonimo a un qualsivoglia numero di essi. Si noti che,
dato che il server FTP si trova gi� in un ambiente di chroot nella
directory /virtual/domain1.com, non � necessario premettere alcun
percorso.
7.3. Utenti dell'FTP virtuale
Wu-ftpd supporta l'utilizzo del gruppo guest. Ci� permette di creare
aree FTP differenti per ciascun utente. Il server FTP effettua un
chroot sull'area specificata in modo che l'utente non possa uscire da
quel ramo dell'albero delle directory. Gli utenti creati in questo
modo all'interno di un dominio virtuale non potranno vedere i file di
sistema.
Si aggiunga il gruppo guest al file /virtual/domain1.com/etc/ftpaccess
file.
Si crei una voce /virtual/domain1.com/etc/passwd con la directory di
chroot e la directory home di partenza separate da /./:
guest1:x:8500:51:Guest FTP:/home/g/guest1/./incoming:/bin/false
Infine si configuri la directory home di guest come si farebbe per
l'FTP anonimo. Ci sono file delle password distinti per ciascun
dominio, quindi � possibile specificare quali domini hanno account
guest e quali utenti sono utenti guest all'interno di un dominio. Si
noti che, dato che il server FTP si trova gi� in un ambiente di chroot
nella directory /virtual/domain1.com, non � necessario premettere
alcun percorso.
8. Web virtuale
8.1. Usando virtuald
8.1.1. Non raccomandabile
Apache ha un supporto interno per i domini virtuali. � il solo
programma di cui raccomando di usare le funzionalit� interne per la
gestione dei domini virtuali. Ogniqualvolta si lancia qualcosa
attraverso inetd c'� un prezzo da pagare: il programma deve ripartire
da zero ogni volta che ne viene richiesta l'esecuzione. Questo causa
un rallentamento nel tempi di risposta, che � accettabile per la gran
parte dei servizi, ma inaccettabile per quello web. Apache ha anche un
meccanismo per impedire connessioni quando ce ne siano troppe in
entrata, che potrebbe essere un fattore critico anche per siti con un
volume di traffico medio.
Detto in poche parole, rendere virtuale Apache con virtuald � una
pessima idea. Virtuald trova la sua ragion d'essere nel colmare le
lacune di servizi che non hanno la capacit� di gestire in proprio i
domini virtuali. Virtuald non � pensato per rimpiazzare del codice di
buona qualit� che sia in grado di svolgere da s� questo compito.
Per coloro che sono abbastanza sconsiderati da farlo comunque,
malgrado quanto detto sopra, ecco come fare:
8.1.2. Inetd
Modificare /etc/inetd.conf
vi /etc/inetd.conf # Aggiungi questa linea
www stream tcp nowait www /usr/local/bin/virtuald \
virtuald /virtual/conf.www httpd -f /var/www/conf/httpd.conf
8.1.3. Httpd.conf
Modificare /var/www/conf/httpd.conf
vi /var/www/conf/httpd.conf # O dovunque si trovino i file di configurazione
Dovrebbe esserci:
ServerType standalone
Rimpiazzare la riga con:
ServerType inetd
8.1.4. Configurazione
Si configuri poi ogni singola istanza del server Apache come si
farebbe usandolo per un singolo dominio.
8.1.5. Httpd.init
Non � necessario un file httpd.init, dato che il programma server
viene eseguito attraverso inetd.
8.2. Usando Apache VirtualHost
Apache ha tre file di configurazione access.conf, httpd.conf, e
srm.conf. Le versioni recenti di Apache hanno reso non necessari i tre
file di configurazione. Comunque ho trovato che suddividere la
configurazione in tre sezioni ne semplifica la gestione, per cui
continuer� a fare cos� in questo HOWTO.
8.2.1. Access.conf
Questo file di configurazione � usato per controllare l'accesso alle
directory della struttura del sito. Ecco una configurazione di esempio
che mostra come si possano gestire opzioni differenti per ciascun
dominio:
# /var/www/conf/access.conf: Configurazione di accesso globale
# Le opzioni sono ereditate dalla directory genitore
# Configura la directory principale con le opzioni predefinite
<Directory />
AllowOverride None
Options Indexes
</Directory>
# Fornisce a un dominio una directory protetta da password
<Directory /virtual/domain1.com/var/www/html/priv>
AuthUserFile /var/www/passwd/domain1.com-priv
AuthGroupFile /var/www/passwd/domain1.com-priv-g
AuthName PRIVSECTION
AuthType Basic
<Limit GET PUT POST>
require valid-user
</Limit>
</Directory>
# Permette i Server Side Include in un altro dominio
<Directory /virtual/domain2.com/var/www/html>
Options IncludesNOEXEC
</Directory>
8.2.2. Httpd.conf
Questo file di configurazione � usato per gestire le opzioni
principali del server Apache. Ecco una configurazione di esempio che
mostra come si possano gestire opzioni differenti per ciascun dominio:
# /var/www/conf/httpd.conf: File principale di configurazione del server
# Inizio: sezione principale di configurazione
# La riga seguente � necessaria dato che non si sta usando inetd
ServerType standalone
# Porta sulla quale gira il server
Port 80
# Registra nei log gli host dei client con i loro nomi piuttosto che con
# gli indirizzi IP
HostnameLookups on
# Utente con i privilegi del quale gira il server
User www
Group www
# Collocazione dei file di configurazione, di errore e di log
ServerRoot /var/www
# File in cui si trova l'identificatore di processo (Process Id) del server
PidFile /var/run/httpd.pid
# File di informazioni sullo stato interno del server
ScoreBoardFile /var/www/logs/apache_status
# Opzioni di Timeout e KeepAlive
Timeout 400
KeepAlive 5
KeepAliveTimeout 15
# Limitazioni per i server in esecuzione
MinSpareServers 5
MaxSpareServers 10
StartServers 5
MaxClients 150
MaxRequestsPerChild 30
# Fine: sezione principale di configurazione
# Inizio: sezione host virtuale
# Specifica le coppie IP:porta su cui il demone accetta connessioni
# Io ho una direttiva per ogni IP necessario in modo da poter
# ignorare esplicitamente certi domini
Listen 10.10.10.129:80
Listen 10.10.10.130:80
# La direttiva VirtualHost permette di specificare un altro dominio
# virtuale sul server. La maggior parte delle opzioni di Apache possono
# essere specificate all'interno di questa sezione.
<VirtualHost www.domain1.com>
# Indirizzo di e-mail da contattare in caso di errori
ServerAdmin
[email protected]
# Collocazione dei documenti web nel dominio virtuale
DocumentRoot /virtual/domain1.com/var/www/html
# Nome di dominio del server
ServerName www.domain1.com
# File di Log relativi alla direttiva ServerRoot
ErrorLog logs/domain1.com-error_log
TransferLog logs/domain1.com-access_log
RefererLog logs/domain1.com-referer_log
AgentLog logs/domain1.com-agent_log
# Usa gli script CGI in questo dominio
ScriptAlias /cgi-bin/ /var/www/cgi-bin/domain1.com/
AddHandler cgi-script .cgi
AddHandler cgi-script .pl
</VirtualHost>
<VirtualHost www.domain2.com>
# Indirizzo di e-mail da contattare in caso di errori
ServerAdmin
[email protected]
# Collocazione delle pagine web nel dominio virtuale
DocumentRoot /virtual/domain2.com/var/www/html
# Nome di dominio del server
ServerName www.domain2.com
# File di Log relativi alla direttiva ServerRoot
ErrorLog logs/domain2.com-error_log
TransferLog logs/domain2.com-access_log
RefererLog logs/domain2.com-referer_log
AgentLog logs/domain2.com-agent_log
# Niente script CGI per questo host virtuale
</VirtualHost>
# Fine: sezione host virtuale
8.2.3. Srm.conf
Questo file di configurazione viene usato per controllare il modo in
cui vengono processate le richieste e il formato dei risultati. Non ci
sono modifiche particolari da apportare per i domini virtuali. Il file
di configurazione di esempio dovrebbe andar bene.
8.2.4. Httpd.init
Non si devono apportate modifiche particolari al file httpd.init. Si
pu� usare quello standard, compreso nella configurazione di Apache.
8.3. Overflow dei descrittori di file
8.3.1. Attenzione!
Quanto si dir� si applica solo al server Apache eseguito come
`standalone' (indipendente). Se il programma server viene eseguito
attraverso inetd, esso non interagisce con gli altri domini, per cui
ha un'intera tabella di descrittori di file per ogni dominio.
Ogni file di log che il server Apache apre significa un descrittore di
file in pi� per il processo. C'� un limite di 256 descrittori di file
per processo in Linux. Dato che si gestiscono pi� domini con un unico
server web, si usano un mucchio di descrittori di file. Se un solo
server web Apache, che � un processo singolo, supporta troppi domini,
� possibile causare un overflow in questa tabella. Ci�significherebbe
la mancata registrazione di alcuni log e l'impossibilit� di eseguire
script CGI.
8.3.2. Server Apache multipli
Se si ipotizza l'uso di cinque descrittori di file per dominio, si
possono gestire 50 domini su un solo server Apache senza nessun
problema. Comunque, nel caso si riscontrino problemi del genere, si
pu� creare /var/www1 con un server Apache che s'incarichi dei domini
da domain1 a domain25 e /var/www2 con un server Apache che gestisca i
domini dal domain26 al domain50 e cos� via. Cos� facendo ogni server
avr� la propria directory di file di configurazione, di errore e di
log. Ogni server dovr� essere configurato separatamente, ognuno con le
proprie direttive Listen e VirtualHost. Non ci si dimentichi di
lanciare pi� server tramite il proprio file httpd.init.
8.4. Server che condividono un unico IP
8.4.1. Risparmiare indirizzi IP
HTTP (HyperText Transfer Protocol) versione 1.1 fornisce una
funzionalit� per comunicare il nome di dominio del server al client.
Ci� significa che il client non ha necessit� di risolvere il nome del
server a partire dall'indirizzo IP. Perci� due server virtuali
potranno avere gli stessi indirizzi IP ed essere siti web diversi. La
configurazione di Apache � la stessa di sopra eccetto che non sar�
necessario inserire direttive Listen differenti, dato che i due domini
avranno lo stesso IP.
8.4.2. Inconveniente!
Il solo problema � che virtuald usa gli indirizzi IP per distinguere
tra i vari domini. Nella sua stesura attuale, [nel caso si condividano
indirizzi IP N.d.T.] virtuald non sarebbe in grado di eseguire il
chroot a differenti directory di spool per ogni dominio. Perci� il
servizio di posta risponderebbe solo a livello di singolo indirizzo IP
e non ci sarebbe pi� una singola directory di spool per ogni dominio.
Tutti i client del medesimo IP condiviso sul web dovrebbero
condividere la medesima directory di spool. Ci� significa che
duplicati di nomiutente costituerebbero nuovamente un problema [non si
potrebbero usare gli stessi nomiutente in domini virtuali diversi
N.d.T.]. Comunque questo � il prezzo da pagare per condividere lo
stesso indirizzo IP.
8.5. Maggiori informazioni
Questo HOWTO mostra come implementare il supporto ai domini virtuali
solo con il web server Apache. La maggior parte dei server web usano
un'interfaccia simile. Per maggiori informazioni sul web hosting
virtuale si consulti WWW HOWTO, la documentazione di Apache presso
Sito web di Apache, o la documentazione presso ApacheWeek.
9. Mail/Pop virtuale
9.1. Problema
La domanda per il supporto alla posta elettronica virtuale � in
continua crescita. Sendmail dice di supportare la posta virtuale. Ci�
che supporta in realt� � la ricezione di messaggi per domini diversi.
Quindi si pu� specificare di reinoltrare la posta altrove. Comunque,
se i messaggi vengono reinoltrati alla macchina locale e ci sono dei
messaggi per
[email protected] e
[email protected], essi finiranno nello
stesso folder. Questo � un problema, dato che i `bob' sono persone
diverse con posta diversa.
9.2. Soluzione
Ci si pu� accertare che ogni nomeutente sia unico, usando uno schema
di numerazione: bob1, bob2 eccetera o preponendo pochi caratteri a
ciascun nomeutente: dom1bob, dom2bob eccetera. Si potrebbe anche
smanettare sui singoli programmi coinvolti, facendo in modo che
eseguano queste conversioni per conto loro dietro le quinte, ma ci�
potrebbe causare confusione. Inoltre i messaggi di posta in uscita
hanno l'intestazione di dominio maindomain.com, mentre si vorrebbe che
la posta in uscita avesse le intestazioni diversificate secondo i
diversi sottodomini.
Propongo due soluzioni. Una funziona con sendmail e l'altra con Qmail.
La soluzione che usa sendmail dovrebbe funzionare su un'installazione
di base di sendmail. Comunque essa condivide tutte le limitazioni
implicite di sendmail. Questa soluzione richiede inoltre che per ogni
dominio venga eseguito un sendmail in modalit� coda. Avere 50 o pi�
processi di sendmail che si risvegliano ad ogni ora pu� sottoporre una
macchina ad un carico non indifferente.
La soluzione che contempla l'uso di Qmail non richiede l'esecuzione di
istanze multiple di Qmail e pu� fare a meno di una directory di coda.
Richiede invece un programma extra, dato che Qmail non si appoggia a
virtuald. Suppongo che una soluzione simile possa essere affrontata
anche con sendmail. Ad ogni modo Qmail si presta a tale soluzione in
modo pi� pulito.
Non appoggio comunque l'uso di un programma piuttosto che dell'altro.
L'installazione di sendmail fila un po' pi� liscia ma Qmail �
probabilmente il pi� potente dei due pacchetti.
9.3. La soluzione con Sendmail
9.3.1. Introduzione
Un filesystem virtuale per ogni dominio permette a quest'ultimo di
avere il suo proprio /etc/passwd. Questo vuol dire che
[email protected]
e
[email protected] sono utenti diversi presenti in file /etc/passwd
diversi cosicch� gestire la posta non sar� un problema. Inoltre i
domini hanno ciascuno le proprie directory di spool, in modo che i
folder di posta saranno file diversi in filesystem virtuali diversi.
9.3.2. Creare il file di configurazione di Sendmail
Si crei il file /etc/sendmail.cf come si farebbe normalmente usando
m4. Io ho usato:
divert(0)
VERSIONID(`tcpproto.mc')
OSTYPE(linux)
FEATURE(redirect)
FEATURE(always_add_domain)
FEATURE(use_cw_file)
FEATURE(local_procmail)
MAILER(local)
MAILER(smtp)
9.3.3. Modificare il file di configurazione di Sendmail
Si modifichi /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cf in modo che risponda
con le intestazioni appropriate al proprio dominio virtuale:
vi /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cf # Circa alla riga 86
Dovrebbe esserci:
#Dj$w.Foo.COM
Rimpiazzarlo con:
Djdomain1.com
9.3.4. Consegna locale con Sendmail
Si introducano in /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cw i nomi host
locali.
vi /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cw
mail.domain1.com
domain1.com
domain1
localhost
9.3.5. precedenti la 8.8.6) Posta tra domini virtuali con Sendmail:
il trucco (Versioni
In ogni caso, sendmail richiede una piccola modifica al codice
sorgente. Sendmail ha un file chiamato /etc/sendmail.cw che contiene
tutti i nomi delle macchine cui sendmail consegner� la posta posta
localmente invece di reindirizzarla ad un'altra macchina. Sendmail fa
un controllo interno di tutti i dispositivi della macchina per
inizializzare questa lista con gli indirizzi IP locali. Ci� causa un
problema nel caso di invii di messaggi di posta tra domini virtuali
sulla stessa macchina. Sendmail sar� portato a credere che l'altro
dominio virtuale sia un indirizzo locale e tratter� i messaggi
localmente. Ad esempio,
[email protected] invia un'e-mail a
[email protected]. Dato che il sendmail di domain1.com crede che
domain2.com sia un indirizzo locale, metter� il messaggio nella
directory di spool di domain1.com e non lo invier� mai a domain2.com.
� necessario modificare sendmail (io l'ho fatto su una versione 8.8.5
senza problemi):
vi v8.8.5/src/main.c # Circa alla riga 494
Dovrebbe esserci:
load_if_names();
Rimpiazzarlo con:
/* load_if_names(); Commentato perch� da problemi con i domini virtuali */
Da notare che questo passo � necessario solo se si vuole essere in
grado di spedire posta tra i domini virtuali, cosa che ritengo
probabile.
Ci� risolver� il problema. Comunque il device ethernet principale eth0
non viene rimosso. Quindi se si invia un messaggio di posta da un IP
virtuale a quello usato da eth0 sulla stessa macchina, esso verr�
consegnato localmente. Per questo io non faccio altro che usarlo come
un IP posticcio virtual1.maindomain.com (10.10.10.157). Non invier�
mai posta a questo host, n� lo faranno i domini virtuali. Questo �
anche l'IP che userei per collegarmi alla macchina a mezzo ssh per
controllare se tutto va bene.
9.3.6. (Versioni successive alla 8.8.6) Posta tra domini virtuali con
Sendmail: Nuove funzionalit�
Dalla versione 8.8.6 di Sendmail � disponibile una nuova opzione, che
permette di disabilitare il caricamento delle interfacce extra di
rete. Ci� significa che NON � pi� necessario modificare il sorgente
in alcun modo. Tale opzione � chiamata DontProbeInterfaces.
Modificare /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cf
vi /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cf # Aggiungere la linea
O DontProbeInterfaces=True
9.3.7. Sendmail.init
Sendmail non pu� pi� essere lanciato come demone `standalone'
(indipendente), � necessario eseguirlo attraverso inetd. Ci� �
inefficiente e causer� un peggioramento dei tempi di avvio, ma nel
caso si avesse un sito con traffico piuttosto alto non gli si dovrebbe
far comunque condividere un box virtuale con altri domini. � da notare
che sendmail NON viene eseguito con l'opzione -bd. Si noti anche che �
necessario venga eseguito un sendmail -q per ogni dominio, per
processare la coda dei messaggi da consegnare. Ecco il nuovo file
sendmail.init:
#!/bin/sh
. /etc/rc.d/init.d/functions
case "$1" in
start)
echo -n "Avvio di sendmail: "
daemon sendmail -q1h
echo
echo -n "Avvio del sendmail virtuale: "
for i in /virtual/*
do
if [ ! -d "$i" ]
then
continue
fi
if [ "$i" = "/virtual/lost+found" ]
then
continue
fi
chroot $i sendmail -q1h
echo -n "."
done
echo " done"
touch /var/lock/subsys/sendmail
;;
stop)
echo -n "Arresto di sendmail: "
killproc sendmail
echo
rm -f /var/lock/subsys/sendmail
;;
*)
echo "Utilizzo: sendmail {start|stop}"
exit 1
esac
exit 0
9.3.8. Configurazione di inetd
Il servizio pop si dovrebbe installare normalmente senza lavoro
aggiuntivo. Basta solo che alla sua voce in inetd venga aggiunta la
parte per virtuald. Ecco le voci di inetd.conf per sendmail e pop:
pop-3 stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
virtuald /virtual/conf.pop in.qpop -s
smtp stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
virtuald /virtual/conf.mail sendmail -bs
9.4. La soluzione con Qmail
9.4.1. Introduzione
Questa soluzione scavalca qmail-local nelle mansioni di consegna,
quindi i file .qmail nelle directory home virtuali non funzioneranno
pi�. Comunque ogni dominio avr� ancora un utente responsabile del
controllo sugli alias dell'intero dominio. A tale scopo verrano usati
due programmi esterni per i file .qmail-default di tali utenti
responsabili. La posta passer� attraverso questi due programmi per
essere consegnata correttamente ad ogni dominio.
Sono richiesti due programmi poich� uno di essi viene eseguito con i
privilegi di root. � un piccolo programma che cambia di volta in volta
i propri privilegi ad un utente non root e manda in esecuzione il
secondo. Si consulti un sito di documentazione sulla sicurezza per una
disamina dei motivi per cui ci� � necessario.
Questa soluzione evita il bisogno di usare virtuald. Qmail �
abbastanza flessibile da non richiere una configurazione tramite
virtuald. Il modello progettuale su cui � basato Qmail utilizza il
concatenamento di vari programmi per consegnare la posta. Questo
modello rende molto facile inserire una sezione virtuale nel processo
di consegna della posta di Qmail senza alterare l'installazione di
base.
Occorre ricordare che, dato che si sta usando un unico server Qmail,
qualunque nome di dominio non completamente qualificato verr� espanso
usando il nome di dominio del server principale. Questo perch� non si
utilizza un server Qmail separato per ogni dominio. Perci� bisogna
assicurarsi che i propri client (Eudora, elm, mutt, ecc.) siano
configurati per espandere tutti i propri nomi di dominio non
completamente qualificati.
9.4.2. Configurare i domini virtuali
Qmail dev'essere configurato per accettare messaggi di posta per
ciascuno dei domini virtuali cui si vuole fornire il servizio. Si
digitino i seguenti comandi:
echo "domain1.com:domain1" >> /var/qmail/control/virtualdomains
9.4.3. Configurare l'utente responsabile per il dominio
Si aggiunga al file /etc/passwd principale l'utente domain1. Meglio
attribuirgli la shell /bin/false in modo che tale utente non possa
accedere ad una console. Tale utente potr� aggiungere file .qmail e
tutta la posta indirizzata al dominio virtuale domain1 passer�
attraverso tale account. Si noti che i nomiutente possono essere
lunghi solo otto caratteri mentre i nomi di dominio possono essere pi�
lunghi. I caratteri che avanzano vengono troncati. Ci� significa che
gli utenti dominio12 e dominio123 finiranno per essere lo stesso
utente e Qmail potrebbe far confusione. Bisogna perci� fare attenzione
a scegliere bene le proprie regole di denominazione dell'utente
responsabile del dominio.
Si creino i file .qmail del responsabile di dominio con i seguenti
comandi. Si aggiunga qualsiasi altro alias di sistema a questo punto,
per es. webmaster o hostmaster.
echo "
[email protected]" > /home/d/domain1/.qmail-mailer-daemon
echo "
[email protected]" > /home/d/domain1/.qmail-postmaster
echo "
[email protected]" > /home/d/domain1/.qmail-root
Si crei il file .qmail-default del responsabile di dominio. Questo
file filtrer� tutta la posta indirizzata al dominio virtuale.
echo "| /usr/local/bin/virtmailfilter" > /home/d/domain1/.qmail-default
9.4.4. Tcpserver
Qmail richiede uno speciale programma pop, in grado di supportare il
formato Maildir. Il programma pop dev'essere reso virtuale. L'autore
di Qmail raccomanda di usare a questo scopo tcpserver (un rimpiazzo di
inetd) con Qmail, quindi nei miei esempi user� tcpserver e NON inetd.
Tcpserver non richiede un file di configurazione. Tutte le
informazioni necessarie gli possono essere passate da riga di comando.
Segue il file tcpserver.init che si dovrebbe usare per i demoni di
consegna e prelievo della posta (`mail demon' e `popper'):
#!/bin/sh
. /etc/rc.d/init.d/functions
QMAILDUSER=`grep qmaild /etc/passwd | cut -d: -f3`
QMAILDGROUP=`grep qmaild /etc/passwd | cut -d: -f4`
# Dare uno sguardo a come vengono chiamati.
case "$1" in
start)
echo -n "Avvio di tcpserver: "
tcpserver -u 0 -g 0 0 pop-3 /usr/local/bin/virtuald \
/virtual/conf.pop qmail-popup virt.domain1.com \
/bin/checkpassword /bin/qmail-pop3d Maildir &
echo -n "pop "
tcpserver -u $QMAILDUSER -g $QMAILDGROUP 0 smtp \
/var/qmail/bin/qmail-smtpd &
echo -n "qmail "
echo
touch /var/lock/subsys/tcpserver
;;
stop)
echo -n "Arresto di tcpserver: "
killall -TERM tcpserver
echo -n "killing "
echo
rm -f /var/lock/subsys/tcpserver
;;
*)
echo "Utilizzo: tcpserver {start|stop}"
exit 1
esac
exit 0
9.4.5. Qmail.init
Si pu� utilizzare l'`init script' standard fornito con Qmail. La
documentazione che accompagna Qmail � descrive ottimamente come farlo.
9.4.6. Sorgenti
Per far funzionare i servizi di posta virtuali con Qmail sono
richiesti altri due programmi. Essi sono virtmailfilter e
virtmaildelivery. Segue sotto il sorgente C di virtmailfilter. Il
programma andrebbe installato in /usr/local/bin con modi 4750, utente
root e gruppo nofiles.
#include <sys/wait.h>
#include <unistd.h>
#include <string.h>
#include <stdlib.h>
#include <stdio.h>
#include <ctype.h>
#include <pwd.h>
#define VIRTPRE "/virtual"
#define VIRTPWFILE "etc/passwd"
#define VIRTDELIVERY "/usr/local/bin/virtmaildelivery"
#define VIRTDELIVERY0 "virtmaildelivery"
#define PERM 100
#define TEMP 111
#define BUFSIZE 8192
int main(int argc,char **argv)
{
char *username,*usernameptr,*domain,*domainptr,*homedir;
char virtpath[BUFSIZE];
struct passwd *p;
FILE *fppw;
int status;
gid_t gid;
pid_t pid;
if (!(username=getenv("EXT")))
{
fprintf(stdout,"environment variable EXT not set\n");
exit(TEMP);
}
for(usernameptr=username;*usernameptr;usernameptr++)
{
*usernameptr=tolower(*usernameptr);
}
if (!(domain=getenv("HOST")))
{
fprintf(stdout,"environment variable HOST not set\n");
exit(TEMP);
}
for(domainptr=domain;*domainptr;domainptr++)
{
if (*domainptr=='.' && *(domainptr+1)=='.')
{
fprintf(stdout,"environment variable HOST has ..\n");
exit(TEMP);
}
if (*domainptr=='/')
{
fprintf(stdout,"environment variable HOST has /\n");
exit(TEMP);
}
*domainptr=tolower(*domainptr);
}
for(domainptr=domain;;)
{
snprintf(virtpath,BUFSIZE,"%s/%s",VIRTPRE,domainptr);
if (chdir(virtpath)>=0)
break;
if (!(domainptr=strchr(domainptr,'.')))
{
fprintf(stdout,"domain failed: %s\n",domain);
exit(TEMP);
}
domainptr++;
}
if (!(fppw=fopen(VIRTPWFILE,"r+")))
{
fprintf(stdout,"fopen failed: %s\n",VIRTPWFILE);
exit(TEMP);
}
while((p=fgetpwent(fppw))!=NULL)
{
if (!strcmp(p->pw_name,username))
break;
}
if (!p)
{
fprintf(stdout,"user %s: not exist\n",username);
exit(PERM);
}
if (fclose(fppw)==EOF)
{
fprintf(stdout,"fclose failed\n");
exit(TEMP);
}
gid=p->pw_gid;
homedir=p->pw_dir;
if (setgid(gid)<0 || setuid(p->pw_uid)<0)
{
fprintf(stdout,"setuid/setgid failed\n");
exit(TEMP);
}
switch(pid=fork())
{
case -1:
fprintf(stdout,"fork failed\n");
exit(TEMP);
case 0:
if (execl(VIRTDELIVERY,VIRTDELIVERY0,username,homedir,NULL)<0)
{
fprintf(stdout,"execl failed\n");
exit(TEMP);
}
default:
if (wait(&status)<0)
{
fprintf(stdout,"wait failed\n");
exit(TEMP);
}
if (!WIFEXITED(status))
{
fprintf(stdout,"child did not exit normally\n");
exit(TEMP);
}
break;
}
exit(WEXITSTATUS(status));
}
9.4.7. Sorgenti
Per far funzionare i servizi di posta virtuali con Qmail sono
richiesti altri due programmi. Essi sono virtmailfilter e
virtmaildelivery. Segue sotto il sorgente C di virtmaildelivery.
Andrebbe installato in /usr/local/bin con modi 0755, utente root e
gruppo root.
#include <sys/stat.h>
#include <sys/file.h>
#include <stdlib.h>
#include <string.h>
#include <unistd.h>
#include <stdio.h>
#include <errno.h>
#include <time.h>
#define TEMP 111
#define BUFSIZE 8192
#define ATTEMPTS 10
int main(int argc,char **argv)
{
char *user,*homedir,*dtline,*rpline,buffer[BUFSIZE],*p,mail[BUFSIZE];
char maildir[BUFSIZE],newmaildir[BUFSIZE],host[BUFSIZE];
int fd,n,nl,i,retval;
struct stat statp;
time_t thetime;
pid_t pid;
FILE *fp;
retval=0;
if (!argv[1])
{
fprintf(stdout,"invalid arguments: need username\n");
exit(TEMP);
}
user=argv[1];
if (!argv[2])
{
fprintf(stdout,"invalid arguments: need home directory\n");
exit(TEMP);
}
homedir=argv[2];
if (!(dtline=getenv("DTLINE")))
{
fprintf(stdout,"environment variable DTLINE not set\n");
exit(TEMP);
}
if (!(rpline=getenv("RPLINE")))
{
fprintf(stdout,"environment variable RPLINE not set\n");
exit(TEMP);
}
while (*homedir=='/')
homedir++;
snprintf(maildir,BUFSIZE,"%s/Maildir",homedir);
if (chdir(maildir)<0)
{
fprintf(stdout,"chdir failed: %s\n",maildir);
exit(TEMP);
}
time(&thetime);
pid=getpid();
if (gethostname(host,BUFSIZE)<0)
{
fprintf(stdout,"gethostname failed\n");
exit(TEMP);
}
for(i=0;i<ATTEMPTS;i++)
{
snprintf(mail,BUFSIZE,"tmp/%u.%d.%s",thetime,pid,host);
errno=0;
stat(mail,&statp);
if (errno==ENOENT)
break;
sleep(2);
time(&thetime);
}
if (i>=ATTEMPTS)
{
fprintf(stdout,"could not create %s\n",mail);
exit(TEMP);
}
if (!(fp=fopen(mail,"w+")))
{
fprintf(stdout,"fopen failed: %s\n",mail);
retval=TEMP; goto unlinkit;
}
fd=fileno(fp);
if (fprintf(fp,"%s",rpline)<0)
{
fprintf(stdout,"fprintf failed\n");
retval=TEMP; goto unlinkit;
}
if (fprintf(fp,"%s",dtline)<0)
{
fprintf(stdout,"fprintf failed\n");
retval=TEMP; goto unlinkit;
}
while(fgets(buffer,BUFSIZE,stdin))
{
for(p=buffer;*p=='>';p++)
;
if (!strncmp(p,"From ",5))
{
if (fputc('>',fp)<0)
{
fprintf(stdout,"fputc failed\n");
retval=TEMP; goto unlinkit;
}
}
if (fprintf(fp,"%s",buffer)<0)
{
fprintf(stdout,"fprintf failed\n");
retval=TEMP; goto unlinkit;
}
}
p=buffer+strlen(buffer);
nl=2;
if (*p=='\n')
nl=1;
for(n=0;n<nl;n++)
{
if (fputc('\n',fp)<0)
{
fprintf(stdout,"fputc failed\n");
retval=TEMP; goto unlinkit;
}
}
if (fsync(fd)<0)
{
fprintf(stdout,"fsync failed\n");
retval=TEMP; goto unlinkit;
}
if (fclose(fp)==EOF)
{
fprintf(stdout,"fclose failed\n");
retval=TEMP; goto unlinkit;
}
snprintf(newmaildir,BUFSIZE,"new/%u.%d.%s",thetime,pid,host);
if (link(mail,newmaildir)<0)
{
fprintf(stdout,"link failed: %s %s\n",mail,newmaildir);
retval=TEMP; goto unlinkit;
}
unlinkit:
if (unlink(mail)<0)
{
fprintf(stdout,"unlink failed: %s\n",mail);
retval=TEMP;
}
exit(retval);
}
9.5. Ringraziamenti
Ringrazio Vicente Gonzalez (
[email protected]) per l'aiuto che ha reso
possibile la soluzione presentata per Qmail. � certo possibile
ringraziare Vince tramite e-mail, comunque le domande e i commenti su
questioni che riguardano Qmail nel contesto di questo HOWTO dovrebbero
essere indirizzati al sottoscritto.
10. Samba virtuale
10.1. Configurazione
Il SAMBA virtuale � molto semplice da installare. Ci si assicuri che i
seguenti file siano configurati nel modo opportuno:
� /virtual/domain1.com/etc/smb.conf FILE
� /virtual/domain1.com/var/lock/samba DIRECTORY
� /virtual/domain1.com/var/log DIRECTORY
� /usr/local/bin/virtsmbstatus SYMLINK /usr/local/bin/virtexec
10.2. Inetd
Modificare cos� /etc/inetd.conf
vi /etc/inetd.conf # Aggiungere questa linea
netbios-ssn stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
virtuald /virtual/conf.smbd smbd
10.3. Smb.init
Non � necessario un file smb.init in quanto il programma server �
lanciato tramite inetd.
11. Altri servizi virtuali
Per ogni altro servizio si dovrebbe seguire una procedura simile.
� Lanciare virtfs per aggiungere i file binari e le librerie al
filesystem virtuale
� Aggiungere il servizio a /etc/inetd.conf
� Creare un file /virtual/conf.service
� Creare eventuali script virtuali ove siano necessari.
12. Conclusione
Questi sono tutti i passi necessari. Ricordo nuovamente di inviare
qualunque commento a: Computer Resource Center. Se avete una qualche
correzione o un aggiornamento da proporre, fatemelo sapere e lo
aggiunger� al documento.
Questo documento ha ricevuto un'ottima accoglienza. Ringrazio tutti
coloro che mi hanno inviato domande, dato che hanno permesso che il
documento venisse incontro alle necessit� comuni degli utenti. Prima
di interpellarmi su una questione Vi prego per� di leggere la FAQ per
vedere se la domanda ha gi� ricevuto risposta. Grazie di nuovo.
Brian.
13. FAQ
D1. Ho creato sendmail.init e syslogd.init. Li ho messi in
/usr/local/bin e ho cercato di eseguirli, ma ottengo degli errori.
R1. Questi file sono chiamati `init script'. Sono eseguiti dal
programma init nella fase di inizializzazione del sistema. Non
c'entrano con i file binari di /usr/local. Consulta la `Linux System
Administrators Guide' o la `Linux Getting Started Guide' [anche in
italiano su Guide LDP tradotte N.d.T.] per informazioni sull'uso
degli `init script'.
D2. Ho messo queste linee in /etc/sendmail.cf
divert(0)
VERSIONID(`tcpproto.mc')
OSTYPE(linux)
FEATURE(redirect)
FEATURE(always_add_domain)
FEATURE(use_cw_file)
FEATURE(local_procmail)
MAILER(local)
MAILER(smtp)
E ho ricevuto degli strani messaggi di output. Perch�?
R2. Non devi mettere queste linee direttamente in /etc/sendmail.cf.
Il file sendmail.cf � stato ideato per essere di facile comprensione
per sendmail e di difficile lettura per gli umani. Dunque per
facilitare la configurazione noi umani usiamo un programma chiamato m4
e le sue capacit� di gestione tramite macro per creare il file
sendmail.cf. Le linee che iniziano con FEATURE sono in effetti delle
macro che devono essere espanse in istruzioni di configurazione di
sendmail. Esamina la documentazione su sendmail per capire come
configurare sendmail con questo metodo. Nota inoltre che cos� creerai
un file di configurazione principale /etc/sendmail.cf, file che lo
script virtfs poi copier� in /virtual/domain1.com/etc/sendmail.cf.
Quindi devi modificare il sendmail.cf della directory /virtual
affinch� sendmail risponda in modo appropriato.
D3. Dove trovo virtuald, che cos'� e come lo devo usare?
R3. Virtuald � un programma da me scritto per eseguire un servizio
virtuale. L'ho incluso come codice sorgente in linguaggio C in questo
HOWTO. Lo puoi compilare come un normale programma in C con make
virtuald. Il file binario risultante viene installato in
/usr/local/bin. Aggiungendo delle apposite linee in /etc/inetd.conf
potrai usarlo come `wrapper' per un normale programma server di rete.
D4. E se non ho dialog installato sul mio sistema?
R4. Dialog � un programma che permette di utilizzare finestre di
dialogo a scomparsa (`dialog pop-up window') negli script di shell. �
richiesto per il funzionamento degli script di shell di esempio che si
trovano in questo HOWTO. Puoi ottenere una copia di dialog presso
sunsite. � di facile compilazione e installazione.
D5. Come posso sapere se il syslogd virtuale funziona?
R5. Quando virtuald parte dovrebbe inviare i seguenti messaggi a
syslogd (/var/log/messages):
Nov 19 17:21:07 virtual virtuald[10223]: Virtuald Starting: $Revision: 1.49 $
Nov 19 17:21:07 virtual virtuald[10223]: Incoming ip: 204.249.11.136
Nov 19 17:21:07 virtual virtuald[10223]: Chroot dir: /virtual/domain1.com
Il messaggio circa la directory su cui viene fatto chroot � inviato da
virtuald dopo l'esecuzione della chiamata di funzione chroot. Se
appare questo messaggio, il syslogd virtuale funziona. Se si possono
vedere i messaggi che il servizio che si sta rendendo virtuale passa a
syslogd, anche questo � un segno che il syslogd virtuale � configurato
correttamente.
Nota che se non � stata attivata l'opzione di compilazione VERBOSELOG
virtuald non passer� nessun messaggio a syslogd. In questo caso si pu�
dire che il syslogd virtuale funziona correttamente se il programma
demone che si sta rendendo virtuale riesce di suo a passare qualche
messaggio a syslogd.
D6. Come posso configurare le quote disco tenendo conto dei vari
filesystem virtuali?
R6. Puoi configurare le quote disco come faresti normalmente. Puoi
consultare il Quota mini-HOWTO. Comunque devi essere sicuro che non ci
siano conflitti di uid tra i vari domini. Se ci sono conflitti avrai
pi� utenti che condividranno una stessa quota. Tieni da parte un
intervallo di uid riservati agli utenti che avranno la quota disco
abilitata e fa in modo che i tuoi domini non abbiano altri utenti in
tale intervallo tranne quelli registrati per avere una quota disco.
D7. Che cosa sono i '\' nelle voci di inetd.conf?
R7. � solo un metodo per spezzare su pi� righe una singola linea di
configurazione. L'ho usato in modo da suddividere a piacere la riga.
Puoi ignorare il '\' e riunire nuovamente le due righe insieme.
D8. Quando lancio passwd o altri programmi di login ricevo un
permission denied. Quando lancio FTP o `su' ricevo un no modules
loaded for service XXX. Perch�?
R8. Sono messaggi di errore di PAM. Ho ideato questi script prima che
uscisse PAM. Il mio script virtfs non copia /etc/pam.d,
/usr/lib/cracklib_dict.*, /lib/security e nessun altro dei file
richiesti per il corretto funzionamento di PAM. Modificando lo script
virtfs in modo da copiare anche questi file il problema si risolver�.
D9. Virtuald pu� lavorare assieme ai file di tcpd: hosts.allow e
hosts.deny?
R9. S�, con opportune modifiche lo pu� fare.
Per prima cosa il sorgente dev'essere modificato in due punti.
Dev'essere inserito quanto segue nel punto in cui gli argomenti
vengono controllati.
if (!argv[3])
{
syslog(LOG_ERR,"invalid arguments: no program to run");
exit(0);
}
La linea `exec' dev'essere cambiata da:
if (execvp(argv[2],argv+2)<0)
in:
if (execvp(argv[2],argv+3)<0)
Come secondo passo le linee di inetd.conf devono essere modificate da:
ftp stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
virtuald /virtual/conf.ftp wu.ftpd -l -a
in:
ftp stream tcp nowait root /usr/local/bin/virtuald \
virtuald /virtual/conf.ftp tcpd wu.ftpd -l -a
Come terzo passo modifica in modo appropriato i file
/virtual/domain1.com/etc/hosts.allow e
/virtual/domain1.com/etc/hosts.deny.
D10. I miei host virtuali possono eseguire script CGI?
R10. S�, lo possono fare, ma ti raccomando di mettere i /cgi-bin in un
posto non accessibile dopo il chroot, al quale abbia accesso solo tu.
Ad esempio /var/www/cgi-bin/domain1.com. Permettere ai client
l'accesso a /cgi-bin significa dare loro la possibilit� di eseguire
programmi sul tuo server. Ci� costituirebbe un grosso problema di
sicurezza. Fa' attenzione. Personalmente non lascio eseguire nessun
cgi sui miei sistemi se non dopo aver controllato di persona l'assenza
di bug.
D11. I miei file di configurazione sono diversi dagli esempi
riportati. Che devo fare?
R11. Ci sono due stili fondamentali di configurazione: SystemV e BSD.
Gli esempi riportati in questo HOWTO sono basati sui file di
configurazione nello stile SystemV. I servizi virtuali funzionano
ugualmente bene in entrambi i sistemi. Per informazioni sui file di
configurazione stile BSD consulta le fonti della tua distribuzione o
il pi� vicino sito LDP.
D12. Ti ho scritto una e-mail e non ho ricevuto alcuna risposta o c'�
voluto molto tempo per averla. Perch�?
R12. Probabilmente perch� non hai messo VIRTSERVICES HOWTO nel
soggetto del messaggio. Ti prego di tenere a mente che sono un
amministratore di reti e che, tra le altre cose che faccio nelle mie
giornate sempre troppo brevi [``in my 20 hour days'' nell'originale
N.d.T.], mi prendo cura dei box virtuali miei e dei miei clienti. I
messaggi correttamente indirizzati trovano sempre risposta in due o
tre giorni. I messaggi che invece non contengono il soggetto di cui
sopra non vengono depositati nella mia casella VIRTSERVICES e possono
non ricevere alcuna attenzione per giorni o anche settimane.
D13. Virtuald funziona su connessioni sotto i 100Mbit?
R13 La velocit� della scheda di rete non � correlata al funzionamento
di virtuald. Prova ad assicurarti che il tuo server lavori sotto i 10
Mbit e che la tua scheda di rete a 100 Mbit funzioni normalmente in
assenza di un server virtuale.
D14. Dovrei usare la tabella virthost di sendmail?
R14. No. Quella � una funzionalit� di sendmail che gli permette di
ricevere informazioni per la gestione di domini multipli. Virtuald
fornisce ad ogni sendmail il suo proprio ambiente, separato dagli
altri tramite chroot. Installa virtuald e poi configura sendmail come
faresti normalmente per ogni singolo dominio.
D15. Posso configurare un telnet virtuale sulla mia macchina? Che ne
pensi della creazione di un account di root virtuale che permetta ai
clienti di amministrare i propri domini?
R15. Questo genere di domande mi vengono fatte piuttosto spesso e, per
essere onesti, mi stanno un po' stufando. La risposta, come espresso
gi� parecchie volte nella documentazione, � che qualsiasi servizio
eseguito attraverso inetd pu� essere reso virtuale usando lo script
virtuald, quindi non c'� nulla che impedisca di farlo. Nulla eccetto
il buon senso. Qualunque beneficio possa derivare dal permettere il
telnet � ampiamente superato dai costi in termini di sicurezza per il
box virtuale e di conseguenza per i siti, che si suppone debbano
essere gestiti in modo responsabile. Di seguito cito solo alcuni dei
punti in discussione:
� Allo scopo di ingannare compiutamente una sessione telnet in
entrata si dovrebbe fare qualche modifica al kernel, aggiustare
l'indirizzo IP sorgente per le connessioni in uscita, ingannare
gethostname per fargli usare l'hostname virtuale e non quello del
sistema reale, eccetera. Se si hanno conoscenze avanzate, ci si
diverta pure a smanettare sul kernel, ma non lo consiglio certo a
principianti o simili.
� Permettere agli utenti di accedere alla propria macchina via telnet
significa consentire loro di lanciare programmi a piacere. Usando
trucchi ben noti essi potrebbero acquistare i privilegi di root e
procurare danni al sistema.
� Dare un account telnet con privilegi di root su un box virtuale �
malsano. Come root nell'ambiente virtuale un utente pu� leggere
comunque i file di device a basso livello, annullando in pratica il
chroot, pu� spegnere il sistema, e pu� uccidere altri processi in
esecuzione.
� I programmi che vengono eseguiti in queste sessioni telnet occupano
un certo tempo di CPU, prezioso per i servizi di rete.
� Telnet � un servizio insicuro. Lungo la rete le password vengono
trasmesse in chiaro. Se un utente malintenzionato riuscisse ad
ottenerle, potrebbe utilizzare i trucchi sopramenzionati per
mettere in pericolo il sistema.
� Gli ambienti virtuali avranno bisogno di uno spazio maggiore. Serve
lo spazio per un numero maggiore di librerie condivise, file di
configurazione e file binari. Anche su un disco da sei gigabyte lo
spazio disponibile pu� esaurirsi molto rapidamente.
L'idea di fondo � che permettere il login su un box virtuale � una
pessima cosa. Ove lo si permettesse, ogni sito ospitato sulla macchina
sarebbe a rischio. Se si desidera permettere al titolare di un sito di
amministrare da s� i propri utenti allora raccomando di scrivere il
codice (non si tratta di script) necessario a lanciare i processi
virtuali che permetteranno di aggiungere, eliminare o modificare gli
account degli utenti su un collegamento in ssh. Dovrebbe essere
completamente guidato da menu, non dovrebbe permettere l'accesso ad
una console e non dovrebbe girare con i permessi di root. Per ottenere
ci� si dov� cambiare il proprietario dei file opportuni da root a
qualche altro utente. Se fatto in questo modo, sar� forse abbastanza
sicuro da poter essere usato su una macchina virtuale. Non � mai il
caso di permettere il collegamento sulla macchina come root, sia in
telnet che in ssh. Permetterlo vuol dire semplicemente che si stanno
cercando dei guai. Se c'� una ragione schiacciante per dover far
girare telnet, allora il sito dovrebbe essere ospitato su una macchina
a parte, cos� da limitare il rischio a quella macchina. Nessun
amministratore responsabile dovrebbe fare altrimenti, quindi non
spender� altro tempo sull'argomento.
D16. C'� da qualche parte un file rpm o tar, un sito web, una lista di
discussione ecc. che si occupi di virtuald e del Virtual-Services
HOWTO?
R16. Attualmente non � disponibile nulla del genere. Questo HOWTO � la
sola fonte di informazione per quanto riguarda questo progetto. Trovo
che questo HOWTO sia abbastanza autonomo da rendere superflue altre
fonti di informazioni pi� frammentarie.
D17. Quando lancio virtexec come utente normale ricevo il messaggio
chroot: operation not permitted. Perch�?
R17. Chroot � una chiamata di sistema ristretta ai privilegi di root.
Solo il superutente pu� eseguirla. Lo script virtexec lancia il
programma chroot, per cui � necessario essere root per eseguirlo con
successo.
D18. Ho configurato pop e sendmail ma il prelievo della posta a mezzo
pop non sembra funzionare. Che succede?
R18. Alcuni programmi che gestiscono il servizio pop usano
/usr/spool/mail come directory per i file di posta. So ad esempio che
qpop dev'essere modificato a livello sorgente per risolvere il
problema. Quindi ricompila il sorgente opportunamente modificato o
collega con un link simbolico /virtual/domain1.com/usr/spool a
/virtual/domain1.com/var/spool.
D19. Non ho usato il programma citato nel tuo HOWTO. Ho usato il
programma XXX. Non funziona. Perch�?
R19. Nei miei esempi ho cercato di fare in modo di usare i pi�
generici e diffusi tra i vari server a disposizione. Ad ogni modo mi
rendo conto che ognuno ha il suo programma preferito. Cerca di
inviarmi quante pi� informazioni utili � possibile. Prover� ad
immaginare una soluzione al tuo problema e la riporter� in questa FAQ.
L'informazione pi� importante da inviarmi � dove trovare la versione
del software che stai usando (nella forma
ftp://ftp.domain1.com/subdir/subdir/file.tgz).
D20. Quando lancio virtexec mi dice: Il link simbolico non � a una
funzione virt. Cosa significa e come posso risolvere il problema?
R20. Virtexec � un programma che prende l'argomento zero [il nome con
cui viene invocato da riga di comando N.d.T.], elimina i suoi primi
quattro caratteri, ed esegue il programma dal nome rimanente
nell'ambiente virtuale. Ad esempio, virtpasswd fa eseguire passwd. Se
i primi quattro caratteri che deve eliminare non sono virt allora
emette quel messaggio di errore. Virtexec � uno script di shell e
dovrebbe risultare di facile comprensione. Ricorri alle pagine man di
bash, o di qualunque altra shell tu stia usando, per questioni
concernenti la programmazione in linguaggio di shell.
D21. Ho una domanda su Qmail, SAMBA, Apache, ecc. che non � correlata
con la configurazione di virtuald o con l'uso del pacchetto in
rapporto a virtuald.
R21. Tutti i pacchetti citati hanno una documentazione completa.
Alcuni hanno anche siti web del tipo www.packagename.org a loro
dedicati. Puoi consultarli per questioni riguardanti i pacchetti che
non abbiano legami con il loro funzionamento in un ambiente virtuale.
D22. Ho parecchi alias di dominio per domain1.com ma la posta continua
a rimbalzare dagli alias. Che succede?
R22. Virtmaildelivery utilizza unicamente le variabili di ambiente che
gli vengono passate per determinare a quale directory
/virtual/domain1.com consegnare i messaggi. Non effettua infatti alcun
lookup DNS per determinare l'indirizzo del messaggio. Comunque, se
l'indirizzo � submail.mail.domain1.com, virtmaildelivery prover� prima
con quell'indirizzo, poi con mail.domain1.com, quindi con domain1.com
e poi com in quest'ordine fino a che si abbia un riscontro positivo o
non vi sia pi� un nome di dominio con cui provare.
Nondimeno se si hanno alias di dominio che non sono sottodomini uno
dell'altro � necessario creare link simbolici come ad esempio:
cd /virtual
ln -s domain1.com domain1alias.com
In questo modo virtmaildelivery sar� portato a credere che esistano
entrambe le directory, anche se una � solo un link simbolico, e la
posta potr� essere consegnata a
[email protected] o
[email protected]. Si noti che virtexec, ove eseguito, mostrer�
entrambi i domini nella casella di dialogo. Si pu� scegliere uno
qualunque dei due, dato che si tratta in realt� dello stesso
filesystem virtuale.